Regionali, nemmeno l'endorsement del Papa scioglie i nodi della candidatura di Angelo Chiorazzo, e Avvenire apre il caso

Giovedì 11 Gennaio 2024 di Franca Giansoldati
Angelo Chiorazzo durante la conferenza nella Sala Stampa della Santa Sede

Al candidato cattolico Angelo Chiorazzo non è servita nemmeno la potente photo opportunity con Papa Francesco (equivalente di una sorta di endorsement) fatta alla fine di novembre, alla vigilia dell'avvio della campagna elettorale.

L'immagine era eloquente e mostrava Bergoglio circondato da una marea di meravigliosi bambini arrivati da diverse parti del pianeta per un evento show di forte impatto emotivo con gli organizzatori che lo affiancavano: Chiorazzo da una parte e padre Enzo Fortunato, il  francescano ora consigliere del Pontefice, dall'altra parte. Due settimane dopo quel momento in Vaticano ripreso da tutte le tv del mondo, iniziava in un albergo di Potenza la campagna elettorale di Chiorazzo (fondatore della cooperativa Auxilium e vice presidente del Potenza calcio, squadra in serie C), indicato da Basilicata Casa Comune come candidato alla presidenza della Regione. Finora la candidatura ha ottenuto il sostegno del Pd (con alcuni distinguo) e di altre forze politiche di centrosinistra, ma non ancora quello del Movimento cinque stelle.

Nonostante il viatico papale su di lui non si è ancora trovata la quadratura del cerchio tra il Pd e il Movimento 5 Stelle e, stamattina fa notare con disappunto il quotidiano Avvenire con un articolo approfondito dedicato al caso: «ancora una volta emerge come entrambi i partiti abbiano difficoltà ad accettare l’apporto della società civile in generale, e dei cattolici in particolare: sono totalmente assorbiti dal complesso tentativo di allearsi fra loro e ritengono che ogni apertura al Terzo settore divenga un problema in più e li distolga dall’obiettivo principale. Talvolta la diffidenza per gli apporti esterni è forte al punto da preferire la sconfitta ad una vittoria con un candidato di quella provenienza». 

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Per il giornale dei Vescovi Chiorazzo «è l’unico leader regionale davvero in grado di raccogliere attorno a sé anche le forze disperse nel non voto o dissipate da una politica locale segnata dal clientelismo e dal clanismo familiare». Non solo. L'Avvenire inserisce accuse al Pd e parte da lontano ricordando che mentre l’Ulivo si apriva, “il Pd si è chiuso sempre di più su se stesso sentendosi autosufficiente. Ne hanno fatto e continuano a farne le spese in particolare (ma non solo) i cattolici, quasi assenti nelle file dirigenziali delle forze politiche ma molto presenti nella società civile organizzata e nel Terzo settore. Ogni tentativo di superare tale fossato in modo fecondo è stato frenato o de-considerato. Nel Pd da sempre l’idea di fondo è che «costoro non possono che votarci” e quindi non è il caso di soffermarsi troppo». 

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Chiorazzo come candidato fa così ancora discutere. «Per fare solo un esempio basti la fredda relazione del Pd con l’Alleanza contro la povertà che per anni lo ha reso sordo alle sollecitazioni sul Reddito di inclusione, adottato in extremis solo per contrastare quello di cittadinanza proposto dal M5s. Dello stesso tenore il rapporto del Pd con le Ong. In entrambi i casi i cattolici sono una presenza molto significativa. Ora per i cattolici resta una sola speranza: che Pd e M5s si ricordino che la cosa più urgente da fare è tenere insieme una società che si va sfilacciando in molti modi».

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Il caso regionale della Basilicata sulla candidatura di una persona assai cara al mondo vaticano e impegnata da anni sul fronte dell'assistenza ai migranti ha fatto di nuovo affiorare il dibattito sulla effettiva irrilevanza dei cattolici in ambito politico. Una deriva che si misura man mano che la secolarizzazione avanza in Italiae la Chiesa non riesce più a riempire le parrocchie come un tempo. In questa complessa dinamica, oggetto di studi da  parte di sociologici di fama, ultimamente si è fatta strada una riflessione a 360 gradi del politilogo Ernesto Galli della Loggia che in lungo editoriale sul Corriere della Sera ha  messo in fila i punti principali di questa trasformazione ineluttabile dovuta anche al protratto silenzio del cattolicesimo organizzato (dalle Acli all'Azione Cattolica, ai tanti movimenti).

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«È in questo ambito - scriveva Galli della Loggia - che si misura davvero in pieno l'irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica. Non è un'irrilevanza politico-partitica, è un'irrilevanza prima di tutto d'opinione, di idee. Cioè assenza - sulle questioni che richiamavo prima, e su mille altre riguardanti la svolta profonda di cui ha bisogno il Paese - di approfondimenti significativi, di punti di vista forti, di effettive volontà di mobilitazione. È come se ormai da anni il combinato disposto della riduzione a ideologia di massa dei principi del Vaticano II da un lato, e della fine traumatica della Dc dall'altro, avessero spinto il cattolicesimo italiano non solo a disinteressarsi della «grande» politica (che è poi la sola, vera politica) ma anche a disinteressarsi dell'Italia». 

Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 13:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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