Medio oriente, migranti e intelligenza artificiale: questi i temi al centro dell'incontro tra il premier britannico Rishi Sunak e Giorgia Meloni.
Un rapporto consolidato
Un asse sempre più solido, quello tra i due leader conservatori: Meloni vede nel suo omologo un partner affidabile (e sulla stessa lunghezza d'onda) sul tema dei migranti. A ottobre, i due hanno pubblicato una lettera congiunta: «Ogni settimana, migliaia di migranti attraversano il Mediterraneo per raggiungere l'Italia, entrando illegalmente in Europa» si legge. «Molti si dirigono verso Nord e attraversano la Manica per raggiungere il Regno Unito. Questo è il motivo per cui, in qualità di capi dei governo di Italia e Regno Unito, stiamo lavorando insieme per fermare le imbarcazioni e chiediamo a tutti di agire con lo stesso senso di urgenza».
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E lo stesso Sunak non ha mancato di riservare alla leader di FdI gesti di vicinanza in momenti complicati: ad aprile, ad esempio, ecco l'incontro - con sorrisi a favor di telecamera - nel mezzo della crisi tra Roma e Parigi, che si andava consumando proprio sul tema dei flussi verso l'Italia. Sempre a fine aprile i due esecutivi avevano firmato un memorandum d’intesa sulla cooperazione bilaterale rafforzata, con l'obiettivo di coinvolgere anche le rispettive intelligence. Anche qui il tema migratorio veniva indicato come una sfida europea. Dall'altro lato, Sunak (dopo la Brexit) punta ad avere una sponda a Bruxelles rispetto alla sua rigidissima politica migratoria.
Non solo la questione migratoria
E ancora, Italia e Regno Unito la vedono allo stesso modo sul sostegno all'Ucraina (che pubblicamente non è mai stato messo in discussione dal governo italiano). Londra poi guarda con interesse al Piano Mattei per l'Africa e alla possibilità di sviluppare relazioni “non predatorie” con i paesi del continente. Per i britannici, un modo per poter tornare a contare nell'area, dove oggi in molti faticano a dimenticare il passato coloniale inglese. Ma la vicinanza sembra essere anche umana oltre che politica. Come rilevato dal quotidiano britannico The Telegraph, i due (quasi coetanei e diventati premier più o meno insieme) vengono descritti come leader di una destra "reazionaria" ma, a ben vedere, le loro politiche sono poi «più sfumate di quanto i loro critici di sinistra fanno credere».
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