Il Colle al governo: fate presto. Limature a sussidio e quota 100

Mercoledì 28 Novembre 2018 di Marco Conti
Il Colle al governo: fate presto. Limature a sussidio e quota 100
ROMA Cambiare quei numerini per bloccare la mannaia. Subito, se si vuole evitare la procedura europea o - per gli amanti del brivido e dell'ignoto - a dicembre, quando sarà concluso in Parlamento l'iter della legge di Bilancio. Anche il Colle è, riservatamente, in campo. E il problema per i due vicepremier è che Bruxelles aspetta in tempi brevi un segno molto concreto del cambio di rotta promesso dal premier Conte. A modo suo ieri lo ha ribadito il commissario Moscovici: «Servono evoluzioni». Le «evoluzioni» altro non sono che un passaggio parlamentare che modifichi i saldi che Bruxelles ha bocciato due volte. Modificare il Documento programmatico di Bilancio sarebbe il passaggio più semplice visto che lì è indicato il 2,4% e lo 0,8% in più di debito che ora si dovrebbe modificare.

I CONTI
I due vicepremier sembrano iniziare - seppur lentamente - a fare i conti con la realtà raccontata da Conte e Tria dopo la cena di sabato a Bruxelles e il faccia a faccia con Juncker e i commissari Moscovici e Dombrovskis. Continuano a resistere a modifiche sostanziali che di fatto sconfesserebbero mesi di «me ne frego» e di «babbi natale», ma è difficile che a Juncker basti la calorosa stretta di mano di Conte che incontrerà di nuovo in settimana a margine del G20 di Buenos Aires. Resta il fatto che al premier e al ministro dell'Economia i due leader di maggioranza hanno affidato la trattativa e il compito di riscrivere una manovra che possa tenere assieme le due riforme-bandiera - reddito e pensioni - e passare l'esame della Commissione.
La sensazione è che, al netto della propaganda, né Di Maio né Salvini sembrano voler ammettere di aver sbagliato i conti e per ora fingono di non sapere quanto inciderà quella riduzione dello 0,2-0,3% sulla manovra e provano a lavarsene le mani rinviando la palla al Parlamento. Per ora palazzo Chigi non scopre le carte e si trincera dietro l'attesa delle relazioni tecniche che ancora non sono pronte sia per definire quota 100, sia il reddito. Sulle pensioni il lavoro sembra essere un po' più avanti e, tra soglie e penalizzazioni, per ora i risparmi arrivano ad un paio di miliardi rispetto ai 7 previsti. Del reddito di cittadinanza non si hanno invece ancora notizie se non che lo slittamento a marzo potrebbe portare a ricavare un miliardo di euro. Forse troppo poco per recuperare lo 0,2% e aumentare gli investimenti.

Per evitare che, malgrado gli sforzi, la manovra non riesca a superare i test di Bruxelles, serve molto di più sia per quest'anno sia in previsione dei prossimi visto che molte delle misure più costose sono destinate ad incidere negli anni successivi al 2019 in un contesto di crescita che risulta essere quasi la metà di quanto pronosticato dal governo.

La partita è solo all'inizio anche se il tempo a disposizione è poco per evitare che la Commissione scriva all'Ecofin un giudizio senza appello e in grado di scatenare i falchi dell'est Europa. Tra i due vicepremier Di Maio sembra più in difficoltà. Al leader della Lega dispiace sino a un certo punto sacrificare reddito e pensioni per aumentare gli investimenti e diminuire la spesa corrente. Nella ripresa del dialogo sta svolgendo un ruolo molto importante, seppur discreto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che la scorsa settimana, prima della cena Conte-Juncker, ha incontrato separatamente il presidente del Consiglio e i due vice Di Maio e Salvini. «Nell'interesse dell'Italia», sottolineano al Quirinale, il Capo dello Stato si muove nell'ambito delle sue prerogative in attesa che il Parlamento vari la legge di Bilancio e che l'Europa decida. E, sottolinea il Quirinale, il tempo stringe e bisogna fare presto.
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