Forza Italia punta all'Europa nell'era post-Berlusconi. Tajani traghettatore: «Marina al nostro fianco». Per ora nessun incarico per Fascina

I futuri equilibri di Bruxelles al centro degli interessi anche aziendali di Marina

Sabato 17 Giugno 2023 di Mario Ajello
Forza Italia punta all'Europa nel dopo-Berlusconi

 Nell’europeismo c’è la chiave del futuro della rifondazione di Forza Italia. E’ quella la prospettiva che spiega i nuovi equilibri interni al partito. Una volta che Antonio Tajani, che è l’europeista per eccellenza non solo tra gli azzurri ma nell’intero centrodestra italiano, ha chiuso l’accordo economico con Marina Berlusconi - la famiglia del Cav si accolla i 90 milioni di debito e le spese del partito da qui alle elezioni europee del 2024 - il berlusconismo post-berlusconiano si dà un assetto che guarda all’ambito comunitario per contare di più sia lì sia qui. 

Ha impressionato gli osservatori la presenza, ieri nella conferenza stampa del rilancio, affianco a Tajani e ai capigruppo Barelli e Ronzulli di Fulvio Martusciello, che non solo è leader territoriale campano ma è il capo delegazione degli eurodeputati azzurri su cui Tajani, ex numero uno del Parlamento di Bruxelles e Strasburgo, ex commissario Ue, punta fortemente.

Per non dire di quanto, sulla proiezione continentale («Il cuore del potere è lassù», ripete Marina ai suoi), stia puntando la primogenita del Cavaliere la quale, nella difesa e nello sviluppo dell’impero berlusconiano, ha bisogno di un’Europa e di un’Italia in Europa assolutamente consapevoli e convinti degli interessi industriali del nostro Paese in cui rientra al top l’impero berlusconiano tra Mediaset e tutto il resto. L’asse di ferro Tajani-Marina ha proprio in questa proiezione comunitaria il suo ubi consistam. 

E insomma: il percorso, proprio perché guarda molto avanti sia in termini temporali sia geopolitici, è tracciato: più Marina e meno Marta; più peso ai ministri (o almeno ad alcuni: anzitutto Anna Maria Bernini, la più amata dalla base insieme a Tajani, ma anche Paolo Zangrillo viene descritto come molto attivo nella vita del partito così come il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto) che hanno un peso istituzionale non spendibile soltanto tra le mure domestiche ma recepibile a tutti i livelli e il vicepremier Tajani insiste su tutti loro a contare in una dimensione più larga, e più spazio, sul fronte interno ma non solo, ai governatori regionali. O almeno ad alcuni di loro, in primo luogo il piemontese Cirio che potrebbe essere - dopo Fitto che comunque gestisce molte altre cose, è investito di tante responsabilità, vedi Pnrr, ed è il vero sostegno di Giorgia in campo comunitario - l’italiano designato da Meloni come commissario europeo, nel dicastero cruciale dell’Agricoltura, nella prossima commissione bruxellese sperabilmente guidata, per Meloni e Tajani, dall’asse Ppe-Riformisti e Conservatori. 

Italia chiama Europa, ecco, nella partita politica del berlusconismo-tajaneo. Sale nella nuova Forza Italia l’ala europeista, che unisce Tajani, Marina, Gianni Letta e ha come terminale il gruppo Martusciello, e scende la tendenza Marta Fascina in questo senso. La quasi moglie del Cav non avrà ruoli formali di guida del partito ma come è stata consigliera del padre lo resterà almeno per qualche tempo di Marina. Niente di più. Ma siccome Marta dice agli amici di voler essere da ora in poi più presente in Parlamento, dove non è praticamente mai andata dovendo badare a Silvio, gli amici stanno spingendo perché le venga dato un pennacchio. Magari quello, e non è poco, di presidente della commissione bicamerale contro i femminicidi: ripartirebbe la Fascina, da un tema come la difesa delle donne che è stato il trampolino di lancio, per esempio di Mara Carfagna. Si vedrà, ma di certo la sua influenza nel partito è già sulla via del tramonto. Si salverà probabilmente il suo protetto Alessandro Sorte, coordinatore in Lombardia che ha scalzato la Ronzulli, perché starebbe mostrando spirito unitario (anche l’amico del cuore di Marta, il sottosegretario Tullio Ferrante si sta riciclando tajaneo) ma il Fascina Power nel partito - nonostante la sintonia di lei con Marina ai funerali in Duomo - non avrà peso reale. 

 

LA VECCHIA GUARDIA

Siccome l’eternità di Berlusconi va garantita nel post-berlusconismo, salgono nella nuova fase coloro che rappresentano la storia cominciata nel ‘94 e negli anni hanno reso il partito azzurro una presenza robusta nel paesaggio italiano. La lunga fila, alle esequie del Cav, per parlare con Scajola è un segnale. Tutti chiedevano all’ex uomo macchina forzista: «Claudio, come ripartire?». E lui, attuale sindaco di Imperia e che di organizzazione se ne intende, sta tornando alla grande. Restano i ronzulliani. Licia che rimane capogruppo al Senato è un successone per lei e per i suoi (ed è la riprova che Tajani non spacca mai, lo chiamano Er Camomilla). 

E se Cattaneo si è troppo esposto nelle battaglie interne ed è difficile da riabilitare, Giorgio Mulè è ben messo nel nuovo firmamento azzurro in quanto i suoi rapporti istituzionali (è vicepresidente della Camera) e una sapienza che viene da lontano sono una garanzia per Forza Italia. 
Insomma, manca Berlusconi ma non manca la volontà di far vedere al leader storico, ormai nell’aldilà, di aver creato qualcosa capace di sopravvivergli.

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