Flavio Insinna all'Eredità al posto di Insegno, in arrivo Giletti (e forse Baricco). Sergio: «Rai penalizzata dal taglio del canone»

L’audizione dell’ad alla Camera: «Rischi per il piano di ristrutturazione aziendale»

Martedì 7 Novembre 2023 di Mario Ajello
Rai, Sergio: «Penalizzati dal taglio del canone». Per Insegno niente Eredità: torna Insinna. In arrivo Giletti (e forse Baricco)

C’è una narrazione - questa: in Rai va tutto male - ma c’è anche una contro-narrazione meno strombazzata ma probabilmente più realistica con la quale si cerca di guardare lo stato delle cose, cioè gli ascolti del servizio pubblico, in maniera più analitica. Quest’ultimo è l’approccio dell’ad di Viale Mazzini, Roberto Sergio, ieri in audizione alla commissione Cultura di Montecitorio, che ha cercato di ribaltare quelli che lui ritiene luoghi comuni, a cominciare dalla supremazia della programmazione Mediaset su quella della Rai.

Sergio ha fatto anche notare come il taglio del canone impatterebbe negativamente sul piano industriale dell’azienda perché «significherebbe non avere le risorse sufficienti per un piano di sviluppo invece che di ristrutturazione, con un danno per la Rai e per i suoi dipendenti». «Se dei 70 euro di canone a noi ne arrivano soltanto 58, perché gli altri 12 sono destinati altrove», incalza l’ad, l’azienda radiotelevisiva pubblica finisce depauperata e indebolita nelle sue chance di espandersi e di competere sul mercato interno e internazionale. Insomma, è il succo della contro-narrazione di Sergio, nessun calo di ascolti, mentre la riduzione del canone rischia di portare verso una ristrutturazione aziendale. 

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L’ad contesta la tesi per cui la Rai perde, in termini di share e di audience, rispetto al principale rivale. «I canali della Rai - spiega l’ad al telefono dopo l’audizione alla Camera - sono 13 contro i 16 di Mediaset che può contare su Iris e altri oltre ai principali come Canale 5. I loro canali sono tutti commerciali, mentre sui 13 della Rai su 13 solo 9 possono gareggiare sugli ascolti, gli altri sono di puro servizio pubblico». Sergio vuole dire, dati alla mano, che Rai1, Rai2, Rai3 e RaiNews, i pezzi forti di Mamma Rai, stravincono rispetto a Canale5, Rete4, Italia1 e TgCom. Ovvero nella partita quattro contro quattro non c’è partita: «La Rai vince nel giorno, nella settimana, nel mese e nell’anno». E ancora: «Ogni settimana facciamo 110 programmi. Di questi, 4 o 5 - che sono nuovi e che non hanno avuto neanche il tempo per essere presentati adeguatamente, perché ci siamo insediati a maggio e abbiamo trovato una situazione disastrata - sembrano trovare qualche difficoltà. Superabilissima. Bisogna dargli tempo. Alcuni di questi li rilanciamo, altri arriveranno alla loro scadenza naturale a Natale». 

GLI AGGIUSTAMENTI

Svariate le voci che girano su possibili aggiustamenti in corsa nel palinsesto. A partire dalla conduzione dell’«Eredità», che era destinata da gennaio a Pino Insegno e ora, dopo le difficoltà riscontrate dal suo nuovo show «Il mercante in fiera», potrebbe essere affidata di nuovo a Flavio Insinna. Si valuterà tutto entro novembre, insieme a Banijay Italia, la società che produce il programma. Nessuno stop per «Avanti popolo», anzi i vertici di Viale Mazzini credono nel format e nella conduzione di Nunzia De Girolamo, la quale ha trascorsi di successo. E ancora: al posto di Corrado Augias passato a La7 e che non tutti rimpiangono - il dg Giampaolo Rossi, a sua volta ascoltato alla Camera, in linea generale la pensa così: «In Rai abbiamo trovato una situazione che definire difficile è dire poco, con 650 milioni di debiti. Il nostro obiettivo è salvaguardare i 12mila dipendenti dell’azienda: ci dobbiamo occupare di questo e non del narcisismo di qualche talento. Perché se oggi ci troviamo in questa situazione è per colpa della gestione precedente» - si punta ad Alessandro Baricco, scrittore insieme cult e pop di cui è uscito in queste ore l’ultimo libro: un «western metafisico» intitolato «Abel». Per non dire di Fiorello che in casa Rai ormai è Fiorellissimo e per tanti motivi, anche personali e umani oltre che di sintonia professionale, costituisce con l’ad Sergio una coppia spettacolare e che è sempre più il volto e la voce della nuova Rai (altro che TeleMeloni).

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Giletti da gennaio sarà la novità con alcune serate speciali e poi, da aprile, un programma giornalistico per il day-time di Rai1. «Report» di Sigfrido Ranucci è la conferma, nonostante gli attacchi dei partiti di governo che hanno imposto la convocazione del conduttore in commissione di Vigilanza, con un voto a maggioranza che secondo l’opposizione costituisce un’intimidazione. In ogni modo, solo a fine anno si faranno le verifiche sui palinsesti. «Questa narrazione degli ascolti che vanno male è alimentata dai giornali e da fonti interne: io mi sentirei di dire che non c’è, che dobbiamo rivedere alcune cose ma che nel complesso siamo soddisfatti»: è la linea di Sergio. E il dg Rossi: «Gli ascolti si giudicano sulla base delle abitudini: il tema vero è costruire l’abitudine alla fruizione». Intanto però chiude “Liberi tutti” di Bianca Guaccero: «Non ha fatto i risultati sperati», la motivazione. Le celebrazioni per i 100 anni della radio e i 70 anni della tivvù coinvolgeranno Renzo Arbore, su Rai2, e Pippo Baudo oltre a Giovanni Minoli su Rai3. Si guarda avanti, insomma, ma serve anche e assai la contro-narrazione rispetto a una propaganda negativa che non aiuta il servizio pubblico e il suo ruolo fondamentale nel sistema Italia.
 

Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA