L'intervento / Le parole inutili che non fermano i femminicidi

Giovedì 21 Settembre 2023 di Monica Lucarelli*
L'intervento / Le parole inutili che non fermano i femminicidi

Da Nord a Sud, da Ovest a Est.

Non c’è regione, capoluogo, provincia che non pianga una sua morte per femminicidio. Donne, giovani e meno giovani, non c’è età, colore, religione, livello di istruzione che possa fare la differenza. Abbiamo paura, per noi stesse e per le nostre figlie, sorelle, amiche, compagne, conoscenti. E se non si tratta di violenza domestica, c’è un mostro dietro l’angolo pronto a colpire. Essere donne vuole dire non essere riconosciute come persone in un mondo pensato, progettato, costruito da uomini per gli uomini. La donna è una figurina da mettere sull’album. Quella che cerchi per completare la pagina perché è prevista. Ma non ha pari dignità, nè pari diritti. E se non lo gridiamo a gran voce e non ne diventiamo tutte e tutti consapevoli allora siamo complici. Ed è inutile riempirci la bocca pur di pulirci la coscienza. Serve a poco fare dichiarazioni e proclami, servono fatti.

E lo dico soprattutto a quella politica di cui oggi faccio parte. Basta chiacchiere, non se ne può più. La violenza sulle donne è la più grande emergenza sociale del pianeta, è una crisi umanitaria. Non servono slogan, anzi quegli slogan ci fanno arrabbiare. Serve cultura. Servono fondi per la formazione. Servono fondi per la rete antiviolenza. Servono posti letto per le case rifugio e di semiautonomia. Serve formazione per insegnanti di ogni ordine e grado. Serve un’analisi attenta dei libri di testo che coadiuvano l’educazione delle nostre figlie e dei nostri figli.
Serve la cooperazione sinergica tra procure, tribunali, associazioni, amministrazioni locali, personale socio-assistenziale e strutture sanitarie a partire dalla rete dei medici di medicina generale e dei pediatri. Serve un luogo preposto in ogni ospedale, con persone formate e capaci di cogliere segnali e sfumature, oltre che di intravedere la paura nei piccoli segnali che una donna che subisce violenza può manifestare. Smettiamola di andare alle fiaccolate se poi torniamo nei nostri luoghi di lavoro e non facciamo nulla. E smettiamola soprattutto di usare il corpo e l’anima delle donne come terreno di scontro politico. Quando un uomo ti stupra non si preoccupa per quale partito voti. Non si preoccupa di cosa pensi, quali siano le tue emozioni. Diventi un banale oggetto di soddisfazione personale per mostrare una finta virilità basata sull’aggressione e sul possesso. E quindi smettiamola anche di parlare di castrazione chimica perché chi violenta o uccide non segue un impulso fisico ma risponde ad una precisa volontà di annientamento e possesso della vita della sua vittima. Abbiamo bisogno di costruire un mondo in cui la voce delle donne sia ascoltata e rispettata. Un mondo in cui non dobbiamo chiedere il permesso o il favore di essere trattate alla pari. Se mancheranno le donne, non ci sarà costruzione di un futuro possibile per il nostro pianeta. 

Non abbiamo più tempo. Al fianco della crisi climatica dobbiamo metter la crisi umanitaria della violenza sulle donne. Una violenza che trova i confini ben oltre i lividi e le coltellate. Diciamo basta a questo mondo ancora basato sul patriarcato. Un modello che fa male alle donne, ma anche a tutti quegli uomini che non si riconoscono in esso. Faccio un appello alla Presidente Meloni, alle ministre e ai ministri di questo governo, ai segretarie di tutti i partiti di maggioranza e opposizione per fare un vero patto contro la violenza sulle donne. Diamoci l’obiettivo di costruire una piattaforma di confronto su questo tema, che sia totalmente trasversale e aperta e tutte energie politiche e civiche del nostro paese. Con l ‘obiettivo di portare i primi risultati per il prossimo 25 novembre e n modo che la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne sia una giornata di impegni concreti e misurabili , e non solo una passerella per sbiancare le nostre coscienze.

*Assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità

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