Pd, M5s, Leu e Italia Viva sono pronti a chiedere la calendarizzazione in Aula del disegno di legge Zan contro l’omofobia, nella capigruppo che si terrà questo pomeriggio al termine dei lavori dell’Assemblea impegnata con le comunicazioni del Premier Mario Draghi.
Ciò non significa che il fronte favorevole al ddl Zan voglia andare sparato verso l’approvazione del provvedimento così com’è, rivendicando come ha fatto il presidente della Camera Roberto Fico «l’autonomia del Parlamento». Anche perché, con ogni probabilità, Matteo Renzi offrirà sponda alle richieste del centrodestra di procedere ad alcune modifiche per venire incontro alle richieste del Vaticano.
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Ddl Zan, il rischio "melina"
«Abbiamo davanti due strade», dice un senatore di Leu, «o accettiamo la melina della destra e il ddl muore in Commissione Giustizia, oppure acceleriamo e portiamo il provvedimento in Aula. Ma senza relatore e con il rischio che alcune modifiche passino con i voti di Italia Viva». Insomma, «abbiamo deciso di imboccare la strada di morire combattendo».
Una frase che la dice lunga sul tormento del fronte progressista: «In Aula il ddl Zan sarà sottoposto ai venti delle modifiche», spiega un altro senatore, questa volta del Pd, «e anche se la nostra linea è quella di non toccare il testo per evitare che questo torni alla Camera e si ricominci da capo, abbiamo il sospetto che Italia Viva offrirà sponda alla destra alleandosi con la destra».