Il titolo Cura Italia usato in qualche presentazione sintetica rinvia chiaramente al Salva Italia approvato dal governo Monti nel dicembre del 2011, quando sull'Italia premeva un'altra emergenza - di tipo finanziario - allora percepita come pericolosissima ma evidentemente meno epocale di quella oggi in atto. Illustrandolo alla stampa a Palazzo Chigi, in uno scenario inconsueto e quasi spettrale, i ministri del governo hanno però preferito chiamarlo decreto marzo. Perché mentre gli oltre cento articoli del testo definitivo stanno ancora trovando la loro stesura definitiva prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale (non c'è stata ieri sera perché manca ancora la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato) è già scontato che le misure non basteranno e arriverà quindi un altro provvedimento nel mese di aprile.
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Per finanziarlo, il governo potrebbe di nuovo rivolgersi a Parlamento e Unione europea chiedendo ulteriori margini di scostamento dagli obiettivi di bilancio, perché i 25 miliardi annunciati pochi giorni fa (20 in termini di indebitamento netto, che il saldo di competenza rilevante ai fini europei) sono stati utilizzati praticamente tutti per queste misure. Se oggi si pensa al sostegno immediato per le attività economiche in crisi e per le famiglie potenzialmente in difficoltà e al rafforzamento del sistema sanitario e della struttura di Protezione civile, il successivo decreto da una parte è destinato a prorogare alcuni degli interventi di emergenza in corso, dall'altra dovrà definire strumenti di rilancio dell'economia e dei settori più colpiti a partire dal turismo. Nella speranza che per allora si siano ripristinate le condizioni minime per guardare avanti, anche se verosimilmente l'emergenza non sarà terminata.
I soldi comunque non sono il problema numero uno. Dall'Eurogruppo è uscito chiaramente un orientamento che antepone alle regole del Patto di Stabilità la necessità di evitare la catastrofe sociale ed economica, tanto più ora che la pandemia tocca più o meno allo stesso modo i vari Paesi del Continente. «Siamo determinati a fare qualunque cosa serva» hanno concluso solennemente i ministri riecheggiando le famose parole di Mario Draghi. E del resto per finanziare le prossime misure potrebbero essere usati direttamente fondi europei.
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Quelle attuali comprendono anche interventi diretti per la liquidità delle imprese.
In conferenza stampa il presidente del Consiglio Conte ha rivendicato la tempestività delle mosse dell'esecutivo in questo campo come in quello strettamente sanitario. «Possiamo parlare di modello italiano non solo per la strategia di contrasto ma anche economico - ha detto Conte - augurandosi che «l'Ue ci segua». Cosa che in realtà sta avvenendo proprio in queste ore anche per quanto riguarda le misure di distanziamento sociale. Il ministro dell'Economia Gualtieri, ricordando che l'obiettivo principale del provvedimento è fare in modo che nessuno si trovi a perdere il lavoro o comunque in difficoltà economica a seguito dell'emergenza sanitaria, ha sottolineato invece la consonanza dell'approccio italiano alle misure economiche con quello che si sta delineando in Europa.
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