Guerra, telefonata di Biden a Meloni: vigilare sullo scenario africano, Wagner rischia di rafforzarsi

Washington cerca un sponda nel Mediterraneo per controllare i movimenti dei mercenari

Martedì 27 Giugno 2023 di Francesco Bechis
Guerra, telefonata di Biden a Meloni: vigilare sullo scenario africano, Wagner rischia di rafforzarsi

Alla fine il telefono di Palazzo Chigi è squillato. Joe Biden chiama Giorgia Meloni. Un giorno dopo la telefonata con Macron, Scholz e Sunak sul caos russo e il tentato golpe della Wagner a Mosca, il presidente americano si ricorda dell'Italia. Un ritardo che aveva alimentato qualche malumore ai piani alti del governo, bersagliato dalle opposizioni per il presunto "isolamento" internazionale. Rimostranze riferite a Washington Dc tramite i consueti canali diplomatici. Tutto passato, pare. Ieri pomeriggio la premier ha dato forfait alla sua prima festa dell'indipendenza a Villa Taverna, appuntamento fisso per chi abita a Palazzo Chigi. Causa di forza maggiore: nelle stanze del governo la attendeva una chiamata con "Joe". Focus «sul sostegno all'Ucraina e sugli ultimi accadimenti in Russia», fa sapere in serata Palazzo Chigi. Non solo però. Venti minuti al telefono servono a Biden e Meloni per trattare di altri dossier caldi sul crinale transatlantico. Fra questi, fanno sapere da Roma, «lo scenario sull'impegno dell'Italia nel Mediterraneo, sulla collaborazione con l'Unione europea per la stabilità in Africa». C'è spazio poi per «un quadro della crisi in Russia e il suo impatto legato alla presenza del gruppo Wagner in Africa». Fra le righe il messaggio dell'alleato americano arriva netto. L'escalation politica interna alla Russia, l'azzardo di Evgenij Prigozhin contro il Cremlino hanno messo in allerta la Casa Bianca.

L'IMPEGNO USA

Nella nebbia che ancora circonda il futuro dei mercenari russi al soldo dell'oligarca, gli americani cercano a Roma una sponda per il fronte africano.

Il parziale disimpegno della Wagner dalle trincee ucraine rischia infatti di rinsaldare la presenza della compagnia militare nel "Continente nero". E rafforzarne la presa sui governi e le grandi aziende dei Paesi africani dove i mercenari del "Cuoco di Putin" danno le carte, dal Mali alla Repubblica Centrafricana. Inclusa la Libia che è da sempre il più grande cruccio della diplomazia italiana in Nord Africa e dove l'impronta russa rischia ora di tornare a fare paura, specie nella Cirenaica di Khalifa Haftar da dove transita il grosso dei traffici illegali di migranti diretti verso le sponde italiane. Letta da Roma, la telefonata di Biden suona allora come un monito e un credito al tempo stesso verso il governo Meloni. E si sostanzia nella richiesta all'Italia di farsi "sentinella" dei movimenti della Wagner tra il Sahel e l'Africa settentrionale e di prendere il timone della presenza europea in quell'area.

Operazione già in parte avviata con la missione a guida italiana in Niger e il contestuale ritiro dei francesi dall'Africa subsahariana. In cambio la Casa Bianca promette un maggiore impegno diplomatico sul fronte nordafricano, in Libia così come in quella Tunisia che rischia il collasso finanziario e fa sussultare l'Italia. La promessa è quella di aiutare l'Italia a portare al centro del vertice della Nato a Vilnius a metà luglio la questione del "fianco Sud". Con la Wagner ancora più libera di muoversi in Africa, la minaccia russa nei confronti dell'Alleanza non viene più solo da Est.

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