Marina Berlusconi, la “regia” resta nelle sue mani: asse politico con la Meloni. Pier Silvio: «Continuità»

Il Ft la definì l’«erede apparente». È stata lei a sminare la strada del nuovo governo

Martedì 13 Giugno 2023 di Francesco Malfetano
Marina Berlusconi, la “regia” del partito nelle sue mani: asse politico con la Meloni. Pier Silvio: «Continuità»

Per forza di cose la «principessa di ferro» sarà regina. Dopo anni passati a consigliare Silvio (come sostiene lei) oppure a indirizzarlo nei momenti più difficili (come invece dicono gli altri) Marina Berlusconi è destinata a prendere il comando.

E non solo perché nella selva di delfini più o meno senza quid ha sempre giganteggiato pur restando sobriamente nelle retrovie, quanto perché è la sola in grado di garantire la preziosa «stabilità» di cui hanno bisogno oggi famiglia, aziende e partito. 

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Una sfida per cui la primogenita si prepara da tempo facendo da scudo agli interessi berlusconiani con le sue interviste (giustizia, Covid e Ucraina ad esempio), guidando senza troppe ideologie Mondadori (epico lo scontro con Roberto Saviano) e “costruendo” una squadra a cui - nel rispetto dello stile tenuto fino a questo momento - non ha alcuna intenzione di fare ombra con una semplice successione dinastica.

La prima linea forzista costituita da Marta Fascina e Antonio Tajani è sì il risultato di un’alchimia del berlusconismo che fu e di quello che sarà, ma è soprattutto un’intuizione con cui Marina (coadiuvata da Gianni Letta) intende aggirare lo spettro di una cancel culture che, è convinta, cancellerebbe volentieri e in fretta le tracce del Cavaliere. 

L’EREDE APPARENTE
Da manager di prim’ordine quale si è dimostrata, l’«erede apparente» come ebbero a definirla l’Independent e il Financial Times qualche anno fa, è quindi oggi garante di tutto. In primis di un solido asse con Giorgia Meloni, imperniato su una sorta di non belligeranza. Almeno fino a quando le Europee non diverranno centrali. 
I rapporti tra le due del resto sono antichi e affondano nella prima avventura da ministro dell’attuale premier, caduta proprio negli anni in cui Marina sembrava in rampa di lancio per un agevole ruolo da subentrante (mai voluto da Silvio) al vertice di Forza Italia. Per di più si sono notevolmente rinsaldati quando - con tanto di narrata intercessione del first gentlemen Andrea Giambruno - con il suo intervento pacificatore durante la tempesta in cui si stava traducendo la formazione dell’esecutivo, la primogenita del Cavaliere ha posto le basi per un ridimensionamento di Licia Ronzulli.

Un ruolo da “anti-king maker” che qualcuno all’interno di Forza Italia in realtà teme, perché - ragionano - se le Europee del 2024 dovessero intaccare troppo il consenso (svuotando apparentemente quel progetto di asse tra Ppe e FdI che vede in Tajani un attore protagonista), il rischio è che la nuova era azzurra a trazione Fascina trasformi la compagna del Cav in una sorta di curatrice fallimentare di un partito che costa tanto e oggi rende poco. Un partito per cui non è detto che Marina abbia vita natural durante voglia di produrre fideiussioni e investire sostegni. Specie se per garantire una certa influenza al gruppo Fininvest bastano il rapporto personale con Meloni e la forza delle reti televisive.

LE OFFERTE
Proprio Mediaset infatti, resta il centro gravitazionale attorno a cui ruota il futuro dell’impero berlusconiano. Tant’è che mentre si rincorrono le voci delle solite irrinunciabili offerte in arrivo dall’estero, ieri Pier Silvio ha scelto di blindare i prossimi passi dell’azienda inneggiando alla continuità e rivolgendosi direttamente ai dipendenti, con una lettera indirizzata all’«amatissima creatura» di Silvio. 

«Cara Mediaset, carissimi tutti - scrive il 54enne, amministratore delegato del colosso di Cologno Monzese - sento il bisogno di scrivervi perché so quanto era importante per mio padre farvi sapere l’amore e il grande orgoglio che ha sempre provato per la nostra azienda e per tutti noi. Non ci sono parole per descrivere la mia emozione ogni volta che mi diceva: Sono orgoglioso di te e di quello che fai. E io ho sempre saputo benissimo che si rivolgeva a tutti noi: io da solo non avrei potuto fare nulla». 

Per poi concludere: «Il mio papà, il nostro fondatore, vi ha sempre amato tutti, uno per uno. E adesso il nostro dovere è seguire la sua impronta indelebile, lavorare, lavorare, lavorare. Con entusiasmo e rispetto». In un’azienda come Mediaset del resto, al pari di un partito come Forza Italia, l’eredità non si riceve, si prende.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA