IL BOSS

Messina Denaro morto, vietati i funerali: sarà tumulato al cimitero. Il fratello di Borsellino: «Si è fatto curare dallo Stato»

Il boss è deceduto poco prima delle 2 a causa di un tumore al colon

Lunedì 25 Settembre 2023

Vietati i funerali, sarà tumulato al cimitero

Non saranno celebrati i funerali religiosi per il boss Matteo Messina Denaro.

E non tanto per le sue ultime volontà, ma perché sarà il Questore di Trapani a vietarli, come accade con tutti i boss mafiosi. Il capomafia in un vecchio pizzino ritrovato dai carabinieri del Ros nel covo di Campobello di Mazara aveva criticato duramente la Chiesa annunciando di volere rifiutare «ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell'odio e nel peccato».

E ancora: «Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime. Non saranno questi a rifiutare le mie esequie…rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia». Dunque, il boss Messina Denaro, dopo l'autopsia che sarà effettuata all'Aquila, verrà trasferito a Castelvetrano (Trapani) dove verrà tumulato al cimitero. Senza alcuna cerimonia.

Sopravvissuto strage via D'Amelio: "Verità più lontana, sono disgustato"

«Sono stanco e disgustato da tante cose. Non ho più voglia di parlare. Dico solo che con Messina Denaro se ne va un altro protagonista di quegli anni, una mente storica che avrebbe potuto darci elementi utili a ricostruire cosa è successo. Ancora una volta la verità sulle stragi si allontana». A dirlo all'Adnkronos è Antonio Vullo, l'agente di scorta di Paolo Borsellino, sopravvissuto alla strage di via D'Amelio, a proposito della morte del capomafia di Castelvetrano.

I messaggi di cordoglio social alla famiglia dell'ex primula rossa? «Se è rimasto latitante tutto questo tempo è perché ha potuto contare su coperture - aggiunge -. È rimasto a lungo nascosto a "casa" sua, lo conoscevano tutti, non si è neppure nascosto. Dobbiamo meravigliarci di quei messaggi?».

Pietro Grasso: "Finisce un'era, ma non Cosa Nostra"

«Con la morte di Matteo Messina Denaro finisce una vita piena di violenza, trame, misteri. Finisce anche un'era di Cosa nostra, ma non Cosa nostra». Così in una nota Pietro Grasso, presidente della Fondazione Scintille di futuro, già procuratore nazionale antimafia. Il boss deceduto nella notte «è stata una figura importante nella stagione più feroce della mafia siciliana: ha avuto un ruolo fondamentale in ogni fase delle stragi, dalla decisione all'organizzazione e all'esecuzione materiale, sia al fianco di Riina che dopo il suo arresto, quando si schierò, con Bagarella e Graviano, tra quelli che determinarono di proseguire con le bombe e avviarono l'anno delle stragi "in continente". Per il ruolo che ha svolto e le decisioni che ha contribuito a prendere di certo era a conoscenza di nomi, dettagli, complicità che avrebbero potuto far chiarezza su una stagione, quella tra gli anni 80 e gli anni 90, su cui ancora abbiamo bisogno di sapere tutta la verità. Nemmeno negli ultimi mesi, pur consapevole di quanto grave fosse la sua condizione clinica, ha voluto dare un minimo ristoro a tutte le sue vittime e ai loro familiari fornendo elementi di verità».

«Cosa nostra non è finita con la morte di Riina, né con quella di Provenzano, e non finisce oggi. Cosa nostra cambia, evolve, si trasforma, ma resta il principale ostacolo per una Sicilia e per una Italia libera dal giogo della violenza, del ricatto, della povertà», conclude Grasso.

Messina Denaro "ha sempre accettato la malattia con dignità"

Matteo Messina Denaro «ha sempre accettato la malattia con dignità». Così all'Adnkronos Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia presso l'ospedale San Salvatore dell'Aquila, dove il boss di Cosa Nostra è stato ricoverato prima di morire, la scorsa notte, per le conseguenze del tumore al colon dal quale era affetto.

 

 

«È sempre stato un paziente interessato a seguire e a conoscere tutti gli step del decorso della sua patologia, in maniera anche abbastanza partecipe; all'apparenza era sereno, sereno come può esserlo un uomo consapevole di essere affetto da una malattia incurabile, che lo porterà alla morte», racconta ancora Mutti, che dirige il reparto di Oncologia dell'ospedale San Salvatore. «Abbiamo avuto un buon rapporto medico-paziente. Poi, 15 giorni fa l'ho lasciato alle cure palliative e non l'ho più visto, nell'ultimo periodo era sempre sedato», conclude l'oncologo.

Il sindaco di Mazara: "La sua morte è la definitiva liberazione della Sicilia"

La morte di Matteo Messina Denaro «è la fine di un percorso di vita terrena che tutti si aspettavano da un giorno all'altra. Ma è, soprattutto, un senso di definitiva liberazione di questa parte di Sicilia, che purtroppo ha pagato un prezzo altissimo. Speriamo di possa voltare pagina». A dirlo all'Adnkronos è Giuseppe Castiglione, il sindaco di Campobello di Mazara (Trapani), il paesino in cui Messina Denaro abitava prima del suo arresto. «È stata una cappa che ha messo in ginocchio l'economia, il popolo - dice Ora che il giorno è arrivato - aggiunge -speriamo non ci siano successori di Messina Denaro e che lo Stato possa continuare a garantire una ripartenza di questa fetta di territorio martoriata e messa in ginocchio».

Il fratello di Di Matteo: "Il perdono è impossibile"

«Ancora devo metabolizzare la notizia. Con sé si porta dietro tanti segreti. Ero certo che non avrebbe collaborato». A dirlo all'Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell'acido, su ordine, tra gli altri, di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, e Matteo Messina Denaro, nel giorno della morte dell'ex primula rossa. Nelle ore immediatamente successive all'arresto del padrino di Castelvetrano, avvenuto lo scorso 16 gennaio a Palermo, Di Matteo parlando con l'Adnkronos aveva spiegato: «Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente».

 

 

Oggi la notizia della fine del capomafia nell'ospedale de l'Aquila dove era ricoverato da agosto non gli provoca «nessun sollievo». «Da credente non avrei potuto augurargli la morte. Non si può augurarla a nessuno se si ha un pò di umanità, ma se fosse rimasto in vita sofferente avrebbe forse capito il dolore enorme che ci ha inflitto». Ai magistrati che lo interrogavano lo scorso febbraio Matteo Messina Denaro, a proposito dell'omicidio del piccolo Di Matteo, spiegò: «Una cosa fatemela dire: forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo, ma con l'omicidio del bambino non c'entro». Ma per Nicola Di Matteo «il perdono è impossibile». «Sono tutti imperdonabili. Tutti. Lo sono per mia madre soprattutto, ma anche per me», dice. Oggi, come nel giorno dell'omicidio del fratello, il dolore si rinnova. «Non sono belle giornate, ancora una volta alla mente vengono quei giorni terribili. È una ferita che si riapre sempre, un segno che rimane a vita. Era un bambino, solo un bambino...».

Il fratello di Borsellino: "Si è fatto curare dallo Stato"

«Se fossi credente, visto che non c'è stata una giustizia in terra, potrei confidare in una divina, purtroppo essendo laico non posso sperare neppure in quella. L'arresto di Matteo Messina Denaro non è stata una vera e propria cattura, sapeva di essere malato e ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza. Oggi, con la sua morte si porta i suoi terribili segreti nella tomba. D'altra parte era impensabile che un criminale di quello spessore si potesse pentire. Era assolutamente improbabile». Lo dice all'Adnkronos Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, ucciso nella strage di via D'Amelio insieme agli agenti della scorta, dopo la morte dell'ex primula rossa. «Con la sua fine non credo si chiuda niente - aggiunge -. La mafia non è stata sconfitta, anzi è più forte di prima. Non parlo di quella degli anni '90, della Cosa nostra stragista, ma di una mafia molto più pericolosa, che si è insinuata nell'economia, nelle amministrazioni, che è si resa invisibile e che, per questo motivo, è difficile da scoprire ed estremamente più pericolosa». C'è amarezza nelle parole del fondatore del movimento delle Agende rosse. «Non ho motivo per rallegrarmi. Penso solo che oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sulla strage in cui ha perso la vita».

La Procura dell'Aquila, di concerto con la procura di Palermo, ha deciso di disporre «l'autopsia sulla salma di Matteo Messina Denaro, persona notoriamente afflitta da gravissima patologia». Il boss è deceduto poco prima delle 2 a causa di un tumore al colon. L'autopsia verrà eseguita nell'ospedale dell'Aquila.

Ultimo aggiornamento: 19:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA