Piotta, brani dedicati al genitore friulano

Sabato 24 Agosto 2019
IL PERSONAGGIO
Per Tommaso Zanello, in arte Piotta, suonare in Friuli è un po' tornare a casa. E lo sarà anche oggi, quando l'artista romano suonerà a partire dalle 22 sul palco della Festa in Piassa a Villanova e ad ascoltarlo ci saranno anche i suoi parenti friulani. Perchè la sua famiglia è originaria di Teor e Tommaso si ricorda ancora le estati passate nella Bassa, con la nonna che cercava di insegnargli il friulano. Lingua padroneggiata dal padre, in grado di passare in pochi secondi dalla lingua madre al romanesco. Ed è proprio al padre che Piotta dedica il suo album più introspettivo, Interno 7. Un'opera fortemente autobiografica ed intimista nella quale la profondità dei testi si ripercuote anche sulle scelte musicali che virano verso l'acustico.
- Come si è evoluta la tua scrittura dopo gli inizi scanzonati e sarcastici? «Anche nei miei primi lavori c'erano tracce più riflessive: penso a Ciclico o a La valigia che raccontava la migrazione dei miei nonni. Sono pezzi che hanno avuto meno riscontro rispetto al lato ballabile e divertente, ma hanno sempre fatto parte di me e sono emerse anche con 7 vizi capitale (fortunato brano della serie televisiva Suburra ndr). Interno 7 è un posto esistente, è la casa dove sono nato e cresciuto e dove fino a luglio ha abitato mio padre, che ora non c'è più. Io e i miei fratelli abbiamo impiegato un mese a svuotare casa, riappropriandoci di ricordi che riemergevano. Da lì ho fatto emergere le tracce del disco che ho scritto principalmente per me stesso. Diciamo che ora si ascolta Tommaso rispetto alla maschera Piotta degli inizi»
Cosa proporrai a Villanova? «La scaletta racconta il trasloco e i ricordi usciranno fisicamente come oggetti da uno scatolone e insieme ripercorreremo 20 anni di carriera»
- A proposito di Friuli: c'è qualche artista della zona che ascolti? «Diversi, ma sicuramente i Tre Allegri Ragazzi Morti mi hanno sempre affascinato per la capacità di essere multiformi tra fumetti, musica, organizzazione di festival e gestione di un'etichetta discografica. Penso che ci leghi il fatto di essere liberi creativamente senza fermarsi alla sola musica, ma frequentando trasversalmente tutte le nostre passioni».
- Hai iniziato a fare rap quando era di nicchia. Ora che, con le sue mutazioni, è diventato più mainstream cosa ne pensi? «L'hip hop è cresciuto e contiene tutto e il suo contrario. In questa moltitudine di colori ognuno può scegliersi liberamente i propri riferimenti e questa cosa mi piace. Tante realtà giovani hanno portato avanti, con modi differenti un'idea che era anche la nostra vent'anni fa».
Quali sono i tuoi prossimi progetti? «Finirò il tour a settembre e mi chiuderò in studio dove produrrò cinque album (Piotta gestisce l'etichetta La grande onda ndr). Nel frattempo mi ritaglierò uno spazio per me. Niente di preparato a tavolino. L'importante è che la mia musica sia sincera e stupisca per prima me stesso. Se poi raccoglie successo, ben venga. Ma l'incipit deve essere artistico al di là del mercato».
Mauro Rossato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci