Il missionario in Congo: giovane ambasciatore indimenticabile

Mercoledì 24 Febbraio 2021
LA STORIA
UDINE «È ancora difficile analizzare quello che è accaduto perché in quel Paese non solo c'è una situazione a dir poco caotica di scontri continui da fazioni rivali, c'è anche una guerra di informazioni». Anche Padre Stefano Della Pietra, missionario saveriano, carnico originario di Rigolato, si dice scioccato per quanto accaduto nella Repubblica Democratica del Congo con l'uccisione dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista, vittime di un agguato. Padre Della Pietra è rientrato in Italia da una settimana per un problema di salute, lui il paese africano lo conosce molto bene, dal 1999 anno in cui ha raggiunto la zona di Kindu, a nordest dell'ex Zaire, assieme ai suoi fratelli. «Quando ho saputo della tragica notizia non volevo crederci ha raccontato il missionario ho subito mandato un messaggio ai miei confratelli per chiedere se fosse vero. Solo due giorni prima, sabato, l'ambasciatore e il carabinieri erano a casa nostra, a Bukavu, hanno dormito lì. Li conoscevo molto bene perché erano delle persone squisite. Si erano sempre resi disponibili per darci supporto a livello burocratico, soprattutto per i passaporti e i visti; quando viaggiavano dalle nostre parti si portavano dietro tutto il necessario per il rinnovo dei nostri documenti, evitandoci di recarci all'ambasciata a Kinshasa che dista a mille chilometri dalla nostra Missione. Padre Della Pietra spiega che da quanto ha potuto apprendere, chi ha fatto l'attentato parlava kinyarwanda, la lingua ufficiale del Ruanda e quindi non congolese specifica ma in quel contesto di scontri e bande rivali può essere accaduto di tutto, qualcuno che forse ha fatto il doppio gioco, qualche gruppo congolese che vuole dare la colpa agli altri. I carabinieri del Ros, giunti ieri in Congo su delega della Procura di Roma, acquisiranno i verbali delle testimonianze raccolte dagli inquirenti locali delle persone presenti sul luogo dell'agguato. Tra questi anche il racconto del funzionario italiano del Wfp, Rocco Leone, l'italiano superstite. Tra l'attività che i carabinieri del Ros svolgeranno in Congo c'è anche quella relativa alle armi utilizzate dai ranger intervenuti sul posto. Nel frattempo da Gorizia, sede del XIII Reggimento dei Carabinieri Friuli Venezia Giulia, corpo al quale apparteneva Iacovacci, ha parlato il Comandante, il Colonnello Saverio Ceglie: La scomparsa di Vittorio Iacovacci lascia in tutti i militari del Reggimento un vuoto immenso. Era molto amato e stimato da tutti i commilitoni per il grande altruismo che ha sempre dimostrato in questi anni, ma anche per la ferma determinazione e la grande professionalità».
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