Il killer di Alessandro stava fuggendo a Londra

Domenica 7 Ottobre 2018
L'INCHIESTA
PORDENONE Stava scappando in Inghilterra il killer di Alessandro Coltro, il 48enne sacilese ucciso a Fontanafredda con quattro colpi di pistola la sera del 24 settembre. Gli investigatori gli stavano facendo terra bruciata attorno e lui, Marius Lucian Haprian, 48 anni, pizzaiolo che negli ultimi anni ha vissuto tra Budoia, Fontanafredda e Porcia, ha capito che non aveva più vie di scampo. Ha acquistato un biglietto aereo per Londra. Doveva partire oggi, invece ieri sera ha preso la via del carcere con un'accusa pesantissima: rapina, omicidio e porto di un'arma abusiva.
La fuga organizzata da Haprian ha spinto i carabinieri a intervenire. Lo hanno messo alle strette interrogatorio dopo interrogatorio, finchè sono arrivate le prime ammissioni. Ieri mattina hanno perquisito un'abitazione di via Bianco 34 a Budoia, dove ha la residenza, trovando alcuni elementi utili. Poi è arrivata la confessione. Haprian ha fatto ritrovare anche la pistola, una Beretta calibro 22 con matricola abrasa e silenziatore, che aveva sotterrato in un campo, a trenta centimetri di profondità, avvolta in un panno. Sono stati recuperati anche i vestiti che indossava la sera del delitto e che aveva bruciato e buttato in un cassonetto vicino alla pizzeria. Alle 16.40 l'atto finale. Nella caserma di via Planton, a Pordenone, è arrivato l'avvocato Antonio Favruzzo, nominato d'ufficio, ed è cominciato l'interrogatorio con il sostituto procuratore Monica Carraturo e il maggiore Pier Luigi Grosseto, durato oltre due ore.
Mentre lui confessava, in un'altra stanza il procuratore Raffaele Tito interrogava due sorelle dominicane che gestiscono il Bar ristorantino Palo Alto di Porcia, dove Haprian lavora. Entrambe sono indagate di favoreggiamento, per aver reso false dichiarazioni sull'alibi del loro pizzaiolo. Sono state sentite alla presenza di un legale, l'avvocato Alessandro Tauro. «Hanno ritrattato - ha spiegato il procuratore - Erano state minacciate, avevano paura, per questo non ci avevano detto la verità. Adesso valuteremo la loro posizione». Verso le 19 sono state entrambe rilasciate.
Sono stati undici giorni di indagini serrate. Per gli uomini del Nucleo investigativo di Pordenone, del Nucleo operativo di Sacile e del Ros di Udine è stata una corsa contro il tempo per arrivare alla verità. Ore e ore a visionare telecamere, a incrociare i dati dei tabulati telefonici e delle testimonianze. Sul cellulare di Coltro (in realtà non era sparito) hanno trovato i contatti con Haprian. E dalle telecamere del parcheggio del Meta ecco spuntare la sua Citroen C3 azzurra. L'auto è stata pedinata attraverso le immagini di altre telecamere, dislocate sulla Pontebbana, fino alla pizzeria di Porcia. È così che il pizzaiolo è diventato uno dei principali sospettati. «C'erano piccoli indizi - ha spiegato il colonnello Luciano Paganuzzi - È stato complesso, ma siamo riusciti a ricostruire tutto dal punto di vista temporale».
L'indagine è tutt'altro che conclusa. Ci sono ancora dei punti da chiarire. Haprian sostiene di aver ingannato Coltro con un affare: la vendita di un Rolex per 15mila euro. Ma dalle informazioni raccolte dai carabinieri la transazione sarebbe stata di altra natura. A confermarlo è l'uomo che Coltro la sera del delitto aveva incontrato nel bar del centro commerciale. È stato lui a consegnargli i 15 mila euro. Assieme hanno bevuto un Prosecco, poi Coltro ha raggiunto il pizzaiolo. Chi ha consegnato i soldi - è stato riferito - ha atteso Coltro nel parcheggio. Non ha sentito i colpi perchè l'omicida ha usato il silenziatore, ha atteso un po' di tempo in macchina, poi ha visto che il 48enne di Sacile non tornava ed è rientrato a casa.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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