Il cementificio, chiuso definitivamente nei primi anni Sessanta, fu inaugurato subito dopo la Prima guerra mondiale. La società Veneta cementi scelse di realizzarlo a Chioggia in vista dello sfruttamento della materia prima proveniente da alcune cave dalmate e istriane. Lo edificò all'Isola dei Saloni, nonostante, all'epoca, essa risultasse del tutto sprovvista di collegamenti carrabili con la terraferma. L'investimento si rivelò assai redditizio. Grazie al potenziamento degli impianti, vi trovarono impiego alcune centinaia di persone. Il pietrame da lavorare veniva prelevato dalle navi attraccate alla banchina del Canal Lombardo mediante l'impiego della benna di una poderosa gru montata su rotaie. Il cemento veniva, infine, caricato sui burchi che lo distribuivano. Lo stabilimento di Chioggia rimase operativo anche nel dopoguerra, nonostante la Dalmazia e l'Istria fossero passate alla Jugoslavia, ma la redditività dell'impianto s'era fortemente affievolita a causa della cessazione delle vecchie sinergie. Il cementificio riprese fiato quando, nel 1960, l'Isola dei Saloni fu collegata al quartiere della Tombola. Pochi anni dopo, però, fallì a causa della vendita di alcune partite di cemento rivelatosi di pessima qualità. (r.per)
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