Quei dipendenti del boss portati a votare a Caorle

Sabato 9 Novembre 2019
L'INCHIESTA
VENEZIA È figlio di un'intercettazione su cui la procura di Venezia sta valutando l'opportunità di passare gli atti ai colleghi di Pordenone (competenti per territorio su Caorle) e alla procura distrettuale Antimafia di Trieste. Ed è un passaggio che inserito nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari, serve ai sostituti procuratori Roberto Terzo e Federica Baccaglini per inquadrare lo spessore criminale di Luciano Donadio, il boss dei Casalesi, l'uomo che da vent'anni ha portato la Camorra a Eraclea e che aveva deciso di espandere i propri tentacoli nei paesi vicini. Partendo da Caorle, «condizionando le elezioni amministrative del 2016» e, scrivono i pm nell'atto controfirmato dal procuratore capo Antimafia, Bruno Cherchi, «intervenendo su richiesta di Claudio Casella su dipendenti ed ex dipendenti del sodalizio per indurre stranieri residenti a Caorle a chiedere l'iscrizione alla lista elettorale ed esercitare il voto in favore del candidato sindaco Luciano Striuli e del candidato consigliere Giuseppe Boatto», entrambi poi eletti. Le parole con cui l' Antimafia certifica la natura di Donadio e la tendenza a espandere il proprio controllo, non è altro che la cristallizzazione di quanto già emerso nelle indagini che il 19 febbraio avevano portato all'arresto di una cinquantina di persone, tra cui il boss Donadio e l'allora sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, accusato di voto di scambio. Durante l'inchiesta era venuto a galla come Luciano Donadio avesse letteralmente portato stranieri comunitari (soprattutto romeni) a chiedere l'iscrizione nelle liste elettorali di Caorle.
NON INDAGATI
Seppur citati nell'avviso di conclusione indagini, e nonostante il caos esploso a Caorle, Luciano Striuli e Giuseppe Boatto non sono indagati: la procura potrebbe ritenere che non fossero consapevoli della sponsorizzazione di Donadio ma anche - da non competente sul territorio - potrebbe aver deciso di trasmettere gli atti a Pordenone e Trieste. Tra i primi a sollevare dubbi sulle ingerenze di Donadio a Caorle era stato, a luglio, Nicola Pellicani, deputato Pd e membro della Commissione parlamentare Antimafia. «Ora non è più rinviabile un rapporto della Dda di Trieste per far piena luce sull'ombra della criminalità organizzata sulle elezioni di Caorle».
ZAIA E MARTELLA
Un applauso al lavoro della procura è arrivato dal Governatore del Veneto, Luca Zaia. Che ha aggiunto: «se il Prefetto di Venezia riterrà di sciogliere il Comune di Eraclea per mafia, è giusto che proceda. In questo caso - continua Zaia - gli inquirenti hanno lavorato a lungo indagando quasi 80 persone». Quella del procuratore Cherchi e degli inquirenti è, per Zaia, «una grande difesa dei veneti per bene, offesi in un cardine della convivenza civile come la legalità». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Andrea Martella. «È indispensabile in Veneto una battaglia politico-istituzionale a tutto campo di fronte a uno scenario preoccupante per quanto riguarda il territorio veneziano e veneto. Si tratta di fenomeni di fronte ai quali è indispensabile rafforzare il livello generale di attenzione».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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