Pd-Radicali, oggi l'incontro decisivo Bonino: «Non siamo portatori d'acqua»

Martedì 16 Gennaio 2018
Pd-Radicali, oggi l'incontro decisivo Bonino: «Non siamo portatori d'acqua»
IL RETROSCENA
ROMA Il centrosinistra balbetta. A cinque giorni dalla scadenza del termine per siglare il patto di coalizione, Matteo Renzi si ritrova circondato da potenziali alleati scontenti e sospettosi. Il timore: essere utilizzati dal Pd come portatori d'acqua, visto che i voti presi dalle liste rimaste sotto la soglia di sbarramento del 3% contribuiranno a eleggere nel proporzionale proprio i candidati dem.
E' per questo che Emma Bonino, che oggi incontrerà insieme a Bruno Tabacci e a Riccardo Magi il mediatore Piero Fassino, parla di «intesa non facile»: «Il problema è se si valorizza o meno l'apporto politico di +Europa». E per la stessa ragione il prodiano Giulio Santagata, fondatore di Insieme, mette a verbale: «Renzi predica bene, ma razzola male. Non sta facendo nulla per fa crescere la coalizione e per dare visibilità a noi alleati. Viene il sospetto che il Pd ci voglia utilizzare come utili idioti, quelli da tenere sotto il 3% per poi prendersi nel proporzionale i nostri voti».
L'ESEMPIO DEL CAVALIERE
L'antidoto a questo malumore montante sarebbe, appunto, quello di dare visibilità alle liste alleate. Con manifestazioni comuni, incontri, intese programmatiche. Un po' ciò che sta facendo Silvio Berlusconi con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. «Il Cavaliere dà l'idea che esiste una coalizione di centrodestra, dà dignità agli alleati. Da noi nulla», aggiunge Santagata, «èd è un vero peccato perché la nostra lista di ispirazione ulivista nasce proprio per riportare alle urne almeno una parte di quei due milioni di elettori storici del centrosinistra che si sono rifugiati nell'astensione. Se il Pd continuerà a tenerci nascosti non riporteremo alle urne un bel niente».
Più o meno ciò che dicono dalle parti di +Europa: «Accetteremo di siglare il patto di coalizione», afferma uno stretto collaboratore della Bonino, «solo a condizione che ci verranno garantiti spazi comuni in campagna elettorale e se verrà data adeguata visibilità alla leadership di Emma. Non accetteremo di farci schiacciare sotto il 3% per portare voti al Pd. Se questo dovesse essere il vero interesse di Renzi, come molti sospettano, sarà meglio correre da soli. Tanto più che non è vero che andiamo chiedendo al Pd seggi sicuri nei collegi uninominali».
IL NODO CANDIDATURE
Mentre aleggia l'ipotesi di una lista promossa da Denis Verdini con il vecchio simbolo del Pri (l'edera), al quartier generale di largo del Nazareno in vista della Direzione di domani studiano le candidature. Anzi, soprattutto le deroghe alla regola interna che esclude dalla corsa elettorale chi è già stato in Parlamento per almeno 15 anni. Tra i salvati ci saranno il premier Paolo Gentiloni, i ministri di peso come Marco Minniti, Dario Franceschini e Roberta Pinotti e forse Luigi Manconi, testimonial dell'impegno a favore dello Ius soli, la cui candidatura è sostenuta da una petizione firmata da Carlo Calenda, Emanuele Macaluso, Ermanno Olmi, Dacia Maraini, Massimo Cacciari etc.
L'ADDIO DEGLI ANTI-RENZIANI
Non chiedono deroghe e se ne vanno in silenzio, invece, esponenti storici mai ammaliati dal renzismo. E' il caso di Rosy Bindi, Anna Finocchiaro e Vannino Chiti. E lasciano, pur senza aver maturato i 15 anni in Parlamento, Massimo Mucchetti e Pietro Ichino. Sarà candidato invece Giuliano Da Empoli, scrittore e saggista molto apprezzato dal segretario dem. In lista, per dare battaglia nei collegi uninominali di frontiera, diversi sindaci di piccoli Comuni del Nord: Massimo Castelli (Ceriguale), Stefano Mazzetti (Sasso Marconi), Maria Rosa Barazza (Cappella Maggiore), Alberto Avetta (Cossano Canavese).
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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