Oggi e domani gli interrogatori: si comincia dal boss

Venerdì 17 Settembre 2021
Oggi e domani gli interrogatori: si comincia dal boss
LA PROCEDURA
VENEZIA Il tempo per raccontare la propria versione dei fatti, per provare a smontare le accuse l'accusa di estorsioni aggravate dal metodo mafioso, mossa dalla procura Antimafia di Trieste, inizia oggi.
Questa mattina infatti il giudice per le indagini preliminari di Trieste, Manila Salvà, darà il via alla due giorni di interrogatori di garanzia. Tra oggi e domani sfileranno davanti a lei - chi in presenza, chi in videoconferenza - i nove arrestati e i loro difensori. Il primo a venire interrogato, poco dopo le 9, sarà proprio il presunto boss del gruppo, quel Pietro D'Antonio considerato vicino al clan camorristico Sarno-Contini-Licciardi, da mercoledì in carcere a Trieste e che verrà ascoltato assistito dal suo avvocato, il penalista Paolo Bevilacqua del foro di Gorizia. Dopo di lui toccherà anche al figlio Renato D'Antonio (in carcere a Gorizia) e a Beniamino D'Antonio (detenuto a Belluno), entrambi saranno interrogati in videoconferenza con l'assistenza del legale Giovanni Seno, del foro di Venezia. A chiudere la prima giornata di interrogatori di garanzia saranno Gennaro Carrano, difeso dal penalista padovano Emanuele Fragasso Jr., e Salvatore Carrano, assistito dall'avvocato Pierluigi Tornago del foro di Padova.
Domani, invece, sarà la volta di Giuseppe Morsanuto, presidente Confcommercio Bibione, difeso dall'avvocato Angela Grego di Pordenone. Poi il gip Salvà sentirà Raffaele e Salvatore Biancolino, tutti e due in videoconferenza e tutti e due difesi dal penalista di Trieste, Andrea Grava. Ultimo a comparire di fronte al giudice per le indagini preliminari, Zefferino Pasian, difeso dall'avvocato e onorevole padovano, Piero Longo.
«Appare concreto ed attuale - scrive il gip nel concludere la sua ordinanza con cui apre le porte del carcere alle nove persone - il pericolo per l'acquisizione e genuinità della prova ( inquinamento probatorio ) nonchè quello di commissione di ulteriori reati della stessa specie di quello per i quali si procede nei loro confronti».
E ancora: «Le modalità di condotta poste in essere e la molteplicità dei fatti contestati, sono sintomatici di personalità proclivi al delitto anche alla luce dei precedenti giudiziari degli stessi. Si è in presenza di indagati esercenti l'attività di ambulanti, alcuni dei quali con legami con esponenti della camorra - conclude il giudice - che sono riusciti ad esercitare, attraverso precise e reiterate condotte intimidatorie, non scevre da alcuni episodi di vera e propria violenza».
N. Mun.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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