«Noi, detenuti in pericolo in cella: senza mascherina e troppo vicini»

Giovedì 9 Aprile 2020
«Noi, detenuti in pericolo in cella: senza mascherina e troppo vicini»
L'APPELLO
BELLUNO «Noi, qui nel carcere di Belluno da settimane viviamo nel terrore del coronavirus: c'è una situazione di sovraffollamento e nessuna mascherina, chiediamo una sospensione di esecuzione fino a due o 3 anni. Non vogliamo che i nostri carceri diventino obitori o cimiteri». Un accorato appello quello firmato da 46 detenuti della casa circondariale di Baldenich inviato alla Commissione carcere della camera penale Veneziana, che lo ha fatto proprio rilanciandolo in un comunicato, con il presidente della Camera Penale bellunese, Odorico Larese. «Abbiamo ricevuto dal carcere di Belluno una lettera sottoscritta da 46 detenuti, a cui vogliamo dare voce», esordiscono in una nota il presidente bellunese, avvocato Massimo Montino, e quello della commissione carcere della Camera Penale Veneziana Antonio Pognici, avvocato Massimiliano Cristofoli Prat.
LA FOTOGRAFIA
«Nell'istituto di Belluno, attualmente vi sono 107 ristretti, di cui 75 in esecuzione pena e i rimanenti in attesa di giudizio - spiegano dalle due Camere Penali -. Anche a Baldenich vi è stata partecipazione alla civile protesta di inizio marzo sul tema dell'emergenza covid 19 e oggi i detenuti ritornano a segnalare la preoccupazione per il rischio che l'epidemia entri in carcere. Non è un loro problema, perché il carcere è un potenziale pericoloso focolaio per detenuti, polizia penitenziaria e personale amministrativo, ma anche per l'intera collettività». E proseguono: «I detenuti segnalano la carenza di dispositivi di protezione individuale e la condizione di sovraffollamento che impedisce il distanziamento sociale. Unico presidio: la tenda per il triage allestita dalla Protezione Civile davanti all'ingresso. Ma la segnalazione più forte riguarda l'inadeguatezza della misura della detenzione domiciliare speciale prevista dal Decreto 18/2020 che si rivelata del tutto inadeguata a ridurre le presenze in carcere ed inapplicabile per i tanti che non dispongono di un domicilio».
LA RICHIESTA
«La lettera chiede - sottolineano gli avvocati - la sospensione dell'esecuzione per le pene brevi ed un più ampio ricorso alla detenzione domiciliare. Un appello importante, che è giusto raccogliere per senso di responsabilità nei confronti della popolazione del carcere e dell'intera comunità». Le due Camere Penali citano anche il caso veneziano: la Casa Circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore dove la situazione è ancora più drammatica, per un sovraffollamento che conta la presenza di 268 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 159. Le misure introdotte con il decreto n. 18/2020 che prevedono per i detenuti in semi-libertà la possibilità di non rientrare in carcere la sera e per i condannati fino a 18 mesi di scontare la pena in detenzione domiciliare, non sono ritenute sufficienti dalle due Camere penali e nemmeno dai detenuti. Chiedono la detenzione domiciliare al disotto dei 4 anni, senza porre ostacoli e un decreto per la sospensione dell'esecuzione fino a 2 o 3 anni.
LA PAURA
«Qui da noi basta poco o niente per essere infettati - avevano scritto agli avvocati i detenuti bellunesi - già abbiamo avuto un detenuto isolato per una settimana, perché aveva i sintomi e siamo in un regime chiuso. Una volta portato il virus non saranno le mura del carcere a fermarlo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci