Nevegal: l'Alpe ha gettato la spugna

Venerdì 14 Settembre 2018
LA DOCCIA FREDDA
BELLUNO Ultimatum Nevegal: o la borsa o la vita. La vita del Colle, che rischia di rimanere chiuso il prossimo inverno. Tradotto: rischia di chiudere per sempre. Perché è ovvio: se seggiovia e skilift restano fermi per qualche mese, poi non riaprono più. Ad essere in discussione non è solo la prossima stagione invernale, ma tutte le stagioni a venire della stazione turistica. Al momento è questa la situazione del Colle, ben delineata mercoledì sera, nel corso della riunione del tavolo #progettareNevegalDomani andata in scena a Castion. Non è una scienza esatta, ma poco ci manca. Soprattutto, non è un'opinione; chiuso significa solo una cosa: chiuso. Niente seggiovia, niente skilift, skiarea off-limits e tanti saluti agli sciatori. A meno che... L'Alpe ha lanciato l'appello ancora qualche mese fa. Destinatario Palazzo Rosso (per la serie, chi ha orecchi per intendere intenda). E ha ribadito il concetto mercoledì sera, nella riunione di Castion. Lo hanno sentito gli operatori del Colle che assiepavano la sala insieme a diversi consiglieri comunali di opposizione, ai proprietari delle seconde case e ai rappresentanti di associazioni sportive attive sul Nevegal. Non lo hanno sentito invece il sindaco e gli assessori, assenti al vertice.
LA SCADENZA
«Urgeva avere il quadro della situazione e urge ancora di più adesso che l'Alpe ha lanciato il suo ultimatum» dicono gli operatori del Colle, per tramite di Irma Visalli, che da un anno a questa parte sta conducendo gli incontri di #progettareNevegalDomani. Urge ancora di più alla luce del calendario. Perché se il Nevegal si salverà in extremis, dovrà farlo entro il 30 settembre: questa la data fatidica entro cui stabilire se si potrà far partire la prossima stagione invernale oppure no. Servono 100mila euro, a quanto pare. Una cifra indispensabile per alleggerire il peso gravoso dell'innevamento artificiale (indispensabile per avviare la skiarea in tempo utile, visto che la neve naturale non arriva mai prima di Natale). Ma servono soprattutto certezze per il futuro e sguardi ben più ampi di una semplice stagione invernale. In pratica, i 100mila euro dovrebbero arrivare dal Comune (o da altri soggetti interessati a mandare avanti il Nevegal). Però sarebbero condizione necessaria ma non comunque sufficiente a mettere in moto la macchina invernale. Perché il problema del futuro del Colle si riproporrebbe uguale identico tra dodici mesi. E quindi, via di nuovo con la solita trafila del chi-fa-cosa, delle risorse che non ci sono e delle prospettive mancanti. Quindi, oltre ai 100mila euro è il caso di trovare fin da subito rassicurazioni precise. Quanto meno idee precise. «Servono programmazioni da qui ai prossimi venti-trent'anni - aggiunge Visalli -. Servono politiche di sviluppo e idee strutturate e servono subito. Servono decisioni sulla nuova governance del Nevegal. Altrimenti, non solo non partirà questa stagione, ma perderemo il Colle per strada».
GLI SCENARI
Il calendario però stringe. E non è un dato di poco conto. Non lo è soprattutto per chi sul Nevegal ci vive e ci lavora. Eccolo l'altro punto focale emerso dalla riunione di mercoledì: che la chiusura del prossimo inverno comporterebbe conseguenze enormi sia dal punto di vista economico sia sotto l'aspetto sociale. A cominciare dai 100-120 posti di lavoro persi e dall'indotto garantito dagli impianti. Per arrivare fino alla perdita di sciatori da parte di altre stazioni invernali. Perché in Nevegal si impara a sciare, prima di spostarsi altrove. «L'Alpe ha chiesto agli operatori se gli impianti servono. La risposta è stata scontata: sì, servono - continua Visalli -. Sono un'infrastruttura necessaria a mandare avanti tutto il resto. Tra l'altro, quante famiglie resterebbero senza il servizio della scuola sci, in caso di chiusura? Quanti ragazzi smetterebbero di sciare, di fronte a questa prospettiva?».
LE PROSSIME MOSSE
Domande che innescano un'azione unitaria in difesa del Colle. Gli operatori hanno già preparato un documento da sottoporre al sindaco Massaro, con la richiesta di un incontro urgente. E poi si stanno preparando per scendere in Regione a chiedere un intervento diretto. L'ultima mossa potrebbe essere quella di rivolgersi al santuario: metti mai che capiti il miracolo...
Damiano Tormen
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