LO SCONTRO
TREVISO «Faccio il microbiologo da trent'anni. Sempre in modo

Martedì 4 Agosto 2020
LO SCONTRO TREVISO «Faccio il microbiologo da trent'anni. Sempre in modo
LO SCONTRO
TREVISO «Faccio il microbiologo da trent'anni. Sempre in modo apolitico. Faccio semplicemente il mio mestiere. Per quanto riguarda le attività contro la diffusione del coronavirus, è Zaia che ha scelto me. Non io che ho scelto lui sul piano politico. Stiamo parlando di sanità. Il presidente della Regione è il primo a guardare i fatti. E per me vale la stessa cosa. Abbiamo portato dei risultati. È questo ciò che conta. E lo abbiamo fatto anche con meno risorse di altri centri». Fino a questo momento aveva misurato le parole davanti alle polemiche. Ma adesso Roberto Rigoli, direttore dell'unità di microbiologia dell'ospedale di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i centri di microbiologia del Veneto, mette da parte la calma zen che lo contraddistingue e risponde così all'attacco arrivato da Andrea Crisanti.
IL PROLOGO
Tutto è partito dalla decisione di far diventare la microbiologia di Treviso riferimento per l'intero Veneto, anche per Padova, per quanto riguarda l'analisi delle cariche virali nelle persone contagiate dal Covid-19. A fronte di questo, Crisanti, direttore della microbiologia dell'azienda ospedaliera di Padova, padre del modello Vo, ha sostanzialmente bollato Rigoli come uno specialista a organico, sottolineando che a suo modo di vedere in Veneto si valuta più la fedeltà politica che non le capacità. Per il microbiologo trevigiano, vicepresidente dell'associazione microbiologi clinici italiani, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Non rispondo a polemiche del genere. Crisanti non fa nemmeno parte del mondo dei microbiologi dice Rigoli certe cose vanno oltre il piano professionale. Diventano personali. E non riguardano il mio modo di fare. Sono situazioni che mi amareggiano. Ma andiamo avanti. Non ci fermiamo di certo per una polemica. Io domani sarò all'interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo dell'ex caserma Serena per il secondo screening generale. Sarò lì a dare una mano nel concreto».
LE TAPPE
Come a dire: Crisanti, sul piano della concretezza, lavora allo stesso modo? La frase resta sospesa. Di seguito, Rigoli snocciola i punti salienti del lavoro fatto fino a questo momento. «Il laboratorio di microbiologia di Treviso, da me diretto ma composto da una squadra di grandi professionisti che remano tutti nella stessa direzione spiega ha avviato il sistema di processazione dei tamponi in pooling, quello che consente, i colleghi non me ne vogliano, di processare cinque o più tamponi, moltiplicando il potenziale di screening. E ha testato per primo i test rapidi coreani, oggi oggetto di validazione dal centro di riferimento nazionale dello Spallanzani di Roma. Se queste vengono considerate colpe, non resta che prenderne atto, con un sorriso e molta serenità. Ma nessuno dimentichi che stiamo parlando della salute dei cittadini e non di progeniture di qualsivoglia genere che, per quanto mi riguarda, non sono assolutamente un problema di tipo personale né tanto meno carrieristico».
IL SUCCESSO
Un'uscita che arriva proprio nel giorno in cui si registra la benedizione dell'Organizzazione mondiale della sanità sui test rapidi per il coronavirus come quelli che si stanno sperimentando a Treviso. «Ci sono a livello internazionale numerosi test rapidi in sviluppo. È un elemento positivo: potranno aiutare a evitare nuove ondate ha detto Maria Van Kerkhove, a capo del gruppo tecnico dell'Oms per il coronavirus è cruciale fare test velocemente e isolare i positivi, sia con sintomi che asintomatici, potenziando il contact tracing». Per Rigoli è la conferma che si è sulla strada giusta: «L'Oms ora dice che il test rapido è il futuro conclude il nostro lavoro parla per noi. Dopodiché ogni cittadino potrà tirare le proprie somme». (m.fav.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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