LA SOLIDARIETÀ
VAL DI ZOLDO Se c'è una cosa che la storia di Federico

Martedì 14 Settembre 2021
LA SOLIDARIETÀ VAL DI ZOLDO Se c'è una cosa che la storia di Federico
LA SOLIDARIETÀ
VAL DI ZOLDO Se c'è una cosa che la storia di Federico Lugato ha insegnato è questa: fare rete, anche tra persone che non si conoscono, è ancora possibile. La moglie Elena Panciera è riuscita a creare una specie di famiglia virtuale che si è stretta intorno al suo dolore in vari modi. Molti hanno raggiunto la Val di Zoldo e partecipato direttamente alle ricerche. Altri le hanno scritto.
LA RACCOLTA FONDI
Tanti, invece, hanno donato dei soldi affinché le ricerche continuassero. La raccolta fondi, avviata da Elena su Facebook, è stata un successo fin da subito. Il traguardo che era stato fissato, ossia 3mila euro, è stato raggiunto in poche ore e ha poi sfondato quota 20mila. L'obiettivo era quello di sostenere vitto e alloggio di chiunque volesse andare a Zoldo e aiutare nelle ricerche: «Ci mettono già le gambe, gli occhi, la voce, il cuore aveva spiegato la moglie di Federico I fondi serviranno anche a finanziare eventuali consulenti tecnici, informatici, unità cinofile a supporto di quelle già presenti. Quelli in eccesso saranno invece donati al Soccorso Alpino, i cui volontari si stanno prodigando nelle ricerche». È stato quindi aperto un conto in banca indirizzato direttamente al soccorso alpino. Ora la cifra ha superato i 30mila euro. Il ritrovamento del corpo di Federico Lugato, ieri, ha rappresentato la fine di un incubo per i familiari dell'uomo ma soprattutto per la moglie Elena. Quando una persona scompare, infatti, la morte presunta può essere dichiarata soltanto dopo 10 anni. «Fino a quando ne avrò 48 aveva raccontato la donna sui social ogni mia azione amministrativa, burocratica e legale mi riporterà a questa vicenda. Non ho trovato dati sulla durata media delle ricerche ufficiali. Ma teniamo a mente che per me sarà una questione aperta per almeno 10 anni». Così non sarà. I soccorritori sono riusciti a trovare Federico ed Elena, ora, ha un corpo da piangere.
IL VADEMECUM
Nel frattempo, oltre alla raccolta fondi, è stato preparato anche una sorta di vademecum sulla sicurezza in montagna. «Stiamo lavorando per sensibilizzare le persone sul tema ha spiegato Elena con la consapevolezza che non è verosimile chiedere a escursionisti ed escursioniste di muoversi sempre in compagnia, e che gli incidenti drammatici come questo possono comunque accadere. Ci sono però alcuni accorgimenti che possono aiutare i soccorsi e le ricerche». Uno di questi è la geo-localizzazione tramite il proprio account Google che serve a tracciare i propri movimenti e che Federico aveva spento per una questione di privacy. «È bene attivare anche il gps ha continuato Elena e magari utilizzare un'app di tracciamento. Se si parte in solitaria può essere utile condividere la propria posizione con una persona di fiducia, per esempio su WhatsApp o Google e collegare il cellulare a un caricabatteria portatile che ne posticipa lo spegnimento». Il telefono di Federico Lugato è suonato fino a una certa ora e poi si è spento, rendendone così impossibile il rilevamento. Potrebbe aiutare anche un orologio con geo-localizzazione impostata, ma non sono gli unici accorgimenti. Importante «vestirsi con colori sgargianti o fluo, può aiutare a essere ritrovati, soprattutto nel caso vengano usate tecnologie aeree come elicotteri e droni». Un'altra tecnologia elettronica impiegata è la Recco, efficace in inverno per ritrovare le persone sepolte in valanga. Recco rileva delle particolari piastre in metallo dette riflettori che contengono un diodo e che possono essere acquistate nei negozi sportivi. Sono alcuni dei consigli che Elena ha raccolto in base alla propria esperienza per fare in modo che ciò che le è capitato non accada ad altre persone.
D.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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