LA SOLIDARIETÀ
VAL DI ZOLDO Se c'è una cosa che la storia di Federico Lugato ha insegnato è questa: fare rete, anche tra persone che non si conoscono, è ancora possibile. La moglie Elena Panciera è riuscita a creare una specie di famiglia virtuale che si è stretta intorno al suo dolore in vari modi. Molti hanno raggiunto la Val di Zoldo e partecipato direttamente alle ricerche. Altri le hanno scritto.
LA RACCOLTA FONDI
Tanti, invece, hanno donato dei soldi affinché le ricerche continuassero. La raccolta fondi, avviata da Elena su Facebook, è stata un successo fin da subito. Il traguardo che era stato fissato, ossia 3mila euro, è stato raggiunto in poche ore e ha poi sfondato quota 20mila. L'obiettivo era quello di sostenere vitto e alloggio di chiunque volesse andare a Zoldo e aiutare nelle ricerche: «Ci mettono già le gambe, gli occhi, la voce, il cuore aveva spiegato la moglie di Federico I fondi serviranno anche a finanziare eventuali consulenti tecnici, informatici, unità cinofile a supporto di quelle già presenti. Quelli in eccesso saranno invece donati al Soccorso Alpino, i cui volontari si stanno prodigando nelle ricerche». È stato quindi aperto un conto in banca indirizzato direttamente al soccorso alpino. Ora la cifra ha superato i 30mila euro. Il ritrovamento del corpo di Federico Lugato, ieri, ha rappresentato la fine di un incubo per i familiari dell'uomo ma soprattutto per la moglie Elena. Quando una persona scompare, infatti, la morte presunta può essere dichiarata soltanto dopo 10 anni. «Fino a quando ne avrò 48 aveva raccontato la donna sui social ogni mia azione amministrativa, burocratica e legale mi riporterà a questa vicenda. Non ho trovato dati sulla durata media delle ricerche ufficiali. Ma teniamo a mente che per me sarà una questione aperta per almeno 10 anni». Così non sarà. I soccorritori sono riusciti a trovare Federico ed Elena, ora, ha un corpo da piangere.
IL VADEMECUM
Nel frattempo, oltre alla raccolta fondi, è stato preparato anche una sorta di vademecum sulla sicurezza in montagna. «Stiamo lavorando per sensibilizzare le persone sul tema ha spiegato Elena con la consapevolezza che non è verosimile chiedere a escursionisti ed escursioniste di muoversi sempre in compagnia, e che gli incidenti drammatici come questo possono comunque accadere. Ci sono però alcuni accorgimenti che possono aiutare i soccorsi e le ricerche». Uno di questi è la geo-localizzazione tramite il proprio account Google che serve a tracciare i propri movimenti e che Federico aveva spento per una questione di privacy. «È bene attivare anche il gps ha continuato Elena e magari utilizzare un'app di tracciamento. Se si parte in solitaria può essere utile condividere la propria posizione con una persona di fiducia, per esempio su WhatsApp o Google e collegare il cellulare a un caricabatteria portatile che ne posticipa lo spegnimento». Il telefono di Federico Lugato è suonato fino a una certa ora e poi si è spento, rendendone così impossibile il rilevamento. Potrebbe aiutare anche un orologio con geo-localizzazione impostata, ma non sono gli unici accorgimenti. Importante «vestirsi con colori sgargianti o fluo, può aiutare a essere ritrovati, soprattutto nel caso vengano usate tecnologie aeree come elicotteri e droni». Un'altra tecnologia elettronica impiegata è la Recco, efficace in inverno per ritrovare le persone sepolte in valanga. Recco rileva delle particolari piastre in metallo dette riflettori che contengono un diodo e che possono essere acquistate nei negozi sportivi. Sono alcuni dei consigli che Elena ha raccolto in base alla propria esperienza per fare in modo che ciò che le è capitato non accada ad altre persone.
D.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA VAL DI ZOLDO Se c'è una cosa che la storia di Federico Lugato ha insegnato è questa: fare rete, anche tra persone che non si conoscono, è ancora possibile. La moglie Elena Panciera è riuscita a creare una specie di famiglia virtuale che si è stretta intorno al suo dolore in vari modi. Molti hanno raggiunto la Val di Zoldo e partecipato direttamente alle ricerche. Altri le hanno scritto.
LA RACCOLTA FONDI
Tanti, invece, hanno donato dei soldi affinché le ricerche continuassero. La raccolta fondi, avviata da Elena su Facebook, è stata un successo fin da subito. Il traguardo che era stato fissato, ossia 3mila euro, è stato raggiunto in poche ore e ha poi sfondato quota 20mila. L'obiettivo era quello di sostenere vitto e alloggio di chiunque volesse andare a Zoldo e aiutare nelle ricerche: «Ci mettono già le gambe, gli occhi, la voce, il cuore aveva spiegato la moglie di Federico I fondi serviranno anche a finanziare eventuali consulenti tecnici, informatici, unità cinofile a supporto di quelle già presenti. Quelli in eccesso saranno invece donati al Soccorso Alpino, i cui volontari si stanno prodigando nelle ricerche». È stato quindi aperto un conto in banca indirizzato direttamente al soccorso alpino. Ora la cifra ha superato i 30mila euro. Il ritrovamento del corpo di Federico Lugato, ieri, ha rappresentato la fine di un incubo per i familiari dell'uomo ma soprattutto per la moglie Elena. Quando una persona scompare, infatti, la morte presunta può essere dichiarata soltanto dopo 10 anni. «Fino a quando ne avrò 48 aveva raccontato la donna sui social ogni mia azione amministrativa, burocratica e legale mi riporterà a questa vicenda. Non ho trovato dati sulla durata media delle ricerche ufficiali. Ma teniamo a mente che per me sarà una questione aperta per almeno 10 anni». Così non sarà. I soccorritori sono riusciti a trovare Federico ed Elena, ora, ha un corpo da piangere.
IL VADEMECUM
Nel frattempo, oltre alla raccolta fondi, è stato preparato anche una sorta di vademecum sulla sicurezza in montagna. «Stiamo lavorando per sensibilizzare le persone sul tema ha spiegato Elena con la consapevolezza che non è verosimile chiedere a escursionisti ed escursioniste di muoversi sempre in compagnia, e che gli incidenti drammatici come questo possono comunque accadere. Ci sono però alcuni accorgimenti che possono aiutare i soccorsi e le ricerche». Uno di questi è la geo-localizzazione tramite il proprio account Google che serve a tracciare i propri movimenti e che Federico aveva spento per una questione di privacy. «È bene attivare anche il gps ha continuato Elena e magari utilizzare un'app di tracciamento. Se si parte in solitaria può essere utile condividere la propria posizione con una persona di fiducia, per esempio su WhatsApp o Google e collegare il cellulare a un caricabatteria portatile che ne posticipa lo spegnimento». Il telefono di Federico Lugato è suonato fino a una certa ora e poi si è spento, rendendone così impossibile il rilevamento. Potrebbe aiutare anche un orologio con geo-localizzazione impostata, ma non sono gli unici accorgimenti. Importante «vestirsi con colori sgargianti o fluo, può aiutare a essere ritrovati, soprattutto nel caso vengano usate tecnologie aeree come elicotteri e droni». Un'altra tecnologia elettronica impiegata è la Recco, efficace in inverno per ritrovare le persone sepolte in valanga. Recco rileva delle particolari piastre in metallo dette riflettori che contengono un diodo e che possono essere acquistate nei negozi sportivi. Sono alcuni dei consigli che Elena ha raccolto in base alla propria esperienza per fare in modo che ciò che le è capitato non accada ad altre persone.
D.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA