LA POLEMICA
ROMA Quello calcistico era stato sospeso, almeno per Genova, ma nel

Domenica 19 Agosto 2018
LA POLEMICA
ROMA Quello calcistico era stato sospeso, almeno per Genova, ma nel padiglione blu della Fiera un campionato alla fine si è disputato comunque. Ieri ai funerali di stato si intravedevano le curve, il pubblico, gli striscioni (quello della strage di Viareggio del 2009) e gli applausi scroscianti e commossi ai vigili del fuoco, al presidente Sergio Mattarella, a Luigi Di Maio e Matteo Salvini, al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Per quelle famiglie che hanno accettato i funerali solenni, loro sono lo Stato a cui battere le mani. Tutt'altra accoglienza è stata riservata a chi governava prima. Silenzio glaciale, rumori ostili, intervallati solo da fischi, si sono levati quando sono entrati il segretario del Pd Maurizio Martina e altri ex ministri dem come la genovese Roberta Pinotti. Chi applaudiva prima si è fermato dopo con in testa le parole di fuoco di questi giorni pronunciate da Luigi Di Maio sulla leggina fatta apposta dal Pd per i concessionari autostradali e sull'inutilità dei codicilli. Ecco perché quella schiera di braccia conserte al passaggio dei dem che non potevano sprigionare la stessa empatia commossa. «La fiducia che oggi ci ha dimostrato Genova dovremo ricambiarla con fatti concreti», dice il sottosegretario ligure M5S Simone Valente, accolto dagli applausi ma anche dalle richieste, alcune in lacrime, dei parenti delle vittime di non essere lasciati soli o, forse peggio, delusi.
Mentre ieri c'era un Martina molto disorientato e imbarazzato. La sua era una mission impossible: reggere l'urto di una piccola folla che non lo ha riconosciuto, salutato, fermato. Qualcuno lo ha chiamato solo per farlo voltare e fischiarlo. Grande cautela nelle chat renziane dove fin da subito qualsiasi polemica è stata sterilizzata perché «è un giorno di dolore». «Teniamola bassa», questo il mood. Anche se nelle cerchie più ristrette non sfugge il risultato disastroso dell'applausometro: «Abbiamo un problema con la pancia del paese». Il presidente del Pd Matteo Orfini non era a Genova. «Mi ha colpito molto di più il rifiuto dei funerali di Stato», dice. Le esequie private, quelle sì, che sono un fischio sonoro, lontano dal clamore moltiplicatore dei social. «Quando si prendono i fischi in democrazia si ascolta e si riflette», dice poi però Orfini. Ragionamento che non è esente dai dubbi: «I fischi? Erano pilotati!», giura qualcuno.
LA CHAT
E infatti un altro renziano di ferro come Michele Anzaldi collega gli applausi ai whatsapp dell'ufficio comunicazione di Chigi. Nel mirino finisce lo stratega del M5S Rocco Casalino che appena uditi e visti i fischi lo ha fatto notare via chat con una battuta divertita: «Sono curioso di leggere domani i giornali». Anzaldi attacca feroce: «Presenterò un esposto alla Corte dei Conti e all'Agcom per sapere se è lecito che il portavoce di Palazzo Chigi, pagato con i soldi degli italiani per curare la comunicazione istituzionale del Governo, inondi la stampa di sms per fare falsa propaganda contro un partito di opposizione».
Stefania Piras
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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