La mattanza: un investimento al giorno L'Agordina e le statali da bollino rosso

Mercoledì 5 Giugno 2019
La mattanza: un investimento al giorno L'Agordina e le statali da bollino rosso
I NUMERI
BELLUNO La media è di un investimento al giorno di animale selvatico sulle strade Bellunesi. Lo conferma Stefano Vendrami, dell'Ufficio faunistico della Provincia, anche se un dato completo non è più in possesso dell'ente. Prima infatti, con il servizio di reperibilità h24 della polizia provinciale, che interveniva per ogni investimento, nulla sfuggiva. Ma da fine agosto 2016 il servizio di reperibilità h 24 del Corpo di Polizia Provinciale è stato sospeso, a causa della scarsità di personale. Così pomeriggio e sera intervengono carabinieri, polizia o vigili del fuoco in caso di incidenti con selvatici. «Non viene più redatto dall'agente provinciale un singolo verbale per ciascun sinistro - spiega Vendrami - e quindi i dati registrati nel database sono inferiori alla serie storica, che si assestava sui 350-400 incidenti all'anno, per la maggior parte con fauna ungulata delle specie capriolo e cervo». La media è insomma di un animale e mezzo ucciso sulle strade ogni giorno.
I DATI
Così i dati del database sono falsati e non rappresentano l'incremento che di fatto c'è stato negli ultimi anni. Manca infatti tutta la fetta di incidenti registrati dalle forze dell'ordine. Nel 2018 gli incidenti registrati dalla polizia provinciale sono stati 140 e nel 2017 in tutto 204. Ma nel 2016 gli investimenti sono stati 383. E andando ulteriormente indietro all'anno 2015, quando la polizia provinciale era operativa di giorno e di notte, arriviamo al dato di 416. La maggior parte degli animali investiti sono caprioli, poi cervi una decina di cinghiali e anche mufloni. Azzerati invece gli investimenti di daini.
LA MAPPA
Tra le strade più frequentate dalla fauna selvatica, da bollino rosso, ci sono la statale 51 e l'Agordina. Nel capoluogo invece bisogna stare attenti sulla strada statale 50, nelle località Cusighe e La Rossa (zona aeroporto), la zona di Levego, la frazione di Salce, il Boscon, il tratto stradale che collega Belluno e Visome.
LA STORIA
Il consigliere provinciale con delega alla Caccia, Franco De Bon spiega che praticamente nessuno degli animali che restano feriti sopravvivono: il veterinario, nella maggioranza, dei casi, non può che praticare l'eutanasia. «Ricordo - racconta - un capriolo maschio, che avevo recuperato dopo l'investimento. Non aveva fratture evidenti. Lo misi in una casera. Gli feci anche una fotografia, perché aveva un palco a garofano. La mattina dopo lo ritrovai vivo. Aprii la porta e se ne andò. Dopo tre mesi venne abbattuto nella caccia. Questo per dimostrare che ogni tanto uno su mille ce la fa».
Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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