L'EMERGENZA
MESTRE È stata la cocaina a causare il decesso di Alberto Clementi,

Domenica 24 Gennaio 2021
L'EMERGENZA
MESTRE È stata la cocaina a causare il decesso di Alberto Clementi, l'ex campione mondiale di culturismo di Caorle, trovato morto lo scorso dicembre nel bagno di casa in cui si era chiuso con ogni probabilità per consumare la dose che poi si è rivelata fatale. L'ombra della droga si era stagliata fin dall'inizio, perché sul piano della lavatrice era stata repertata della polvere bianca molto simile allo stupefacente. Tanto che il fascicolo aperto dalla Procura di Pordenone, competente per territorio, aveva ipotizzato fin da subito il reato di morte come conseguenza di altro delitto. E se l'autopsia, disposta dal pm Marco Faion titolare dell'inchiesta, aveva evidenziato una vasta emorragia, si è dovuto attendere l'esito degli esami tossicologici - trapelato nei giorni scorsi - per stabilire una volta per tutte che a provocare l'arresto cardiocircolatorio non è stato un malore improvviso bensì l'assunzione di neve. Ora le indagini dei carabinieri si concentreranno sulla caccia allo spacciatore con una città, Caorle, ancora sotto choc per questa tragedia tutt'altro che annunciata. La palestra di Clementi era un punto di riferimento per gli appassionati del body building e lui era apprezzato per professionalità e serietà: uno sportivo serio e scrupoloso che ha pagato caro, troppo, forse una leggerezza da fine settimana.
IL FENOMENO
E che la cocaina stia ridiventando la droga del week-end lo conferma anche l'attività che la polizia locale di Venezia ha messo in campo sul fronte della repressione dello spaccio nelle zone calde di Mestre. Da inizio anno infatti sono una decina i consumatori occasionali sorpresi in città all'atto di acquistare la pallina - al costo unitario di 20 euro - per il sabato o la domenica o appena conclusa la cessione. Il loro identikit? Italiani di solito fra i 20 e i 50 anni con un lavoro stabile e spesso residenti nell'hinterland, nel Veneto orientale o oppure nel trevigiano. A presidiare l'area ricompresa per lo più nel quartiere Piave, in particolare nelle vie più a ridosso della stazione ferroviaria, sono gli uomini, spesso in borghese del servizio Sicurezza urbana del comandante Gianni Franzoi.
L'AZZARDO
È di ieri pomeriggio la più recente operazione che vede protagonisti, loro malgrado, un 50nne di Martellago, impiegato con un ruolo di responsabilità in un'azienda, e un 24enne mestrino operaio. Entrambi i loro fornitori nigeriani di neve li hanno incontrati in via Dante. Il primo è stato seguito e intercettato dagli agenti del Nucleo operativo in via Stazione una volta che si è messo al volante della propria auto. Salatissimo il conto che dovrà saldare: quasi mille euro. L'uomo infatti è stato multato di 530 per aver violato il divieto anti Covid di uscire dal proprio comune di residenza; di altri 300 euro ai sensi del regolamento comunale sullo scambio di stupefacenti nella pubblica via e di 100 euro a seguito del daspo urbano. Ma non è finita: come pene accessorie ecco il ritiro immediato della patente e la segnalazione come assuntore alla Prefettura. Al secondo acquirente è andata un po' meglio, si fa per dire, per il semplice fatto che era residente in città ed era a piedi: per lui quindi solo 400 euro (con daspo e segnalazione), con la beffa che una delle tre dosi comperate era farlocca, vale a dire non stupefacente ma semplice bicarbonato.
ANCHE EROINA
Nei guai anche un altro operaio di 25 anni che Susegana (Tv) è venuto a Mestre per procurarsi tre dosi di eroina: il pusher tunisino lo ha incontrato nei giardinetti di via Sernaglia dagli vigili del Pronto intrvento. Per lui stesso trattamento del 50enne di Martellago: quasi mille euro da sborsare. L'unica preoccupazione espressa? «Pago tutto quello che c'è da pagare, ma per favore non dite niente a mio padre». È stato fermato sempre ieri verso le 15.30, un'ora e mezza dopo il primo blitz.
Monica Andolfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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