L'ARRESTO
VITTORIO VENETO Luca Furlan, il 49enne di Preganziol indagato per omicidio

Martedì 23 Gennaio 2018
L'ARRESTO
VITTORIO VENETO Luca Furlan, il 49enne di Preganziol indagato per omicidio preterintenzionale per alla morte di Elda Tandura, da ieri è in galera. Il giudice per le indagini preliminari Angelo Mascolo, su richiesta del sostituto procuratore Mara De Donà, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'uomo che secondo la Procura avrebbe provocato la fatale caduta a terra della donna la sera del 28 settembre scorso a Vittorio Veneto, al termine di quello che per gli investigatori è stato un violento litigio tra i due.
LA CADUTA
Era l'ora di pranzo quando Furlan, che in quelle ore si trovava a Mestre, è stato raggiunto da un telefonata dei carabinieri del Nucleo investigativo di Treviso, guidato dal maggiore Giovanni Mura. Volevano sapere dove si trovava per notificargli il provvedimento. Ha risposto e ha aspettato l'arrivo delle forze dell'ordine, che poco dopo lo hanno condotto nel carcere trevigiano di S. Bona. «C'è il rischio di recidiva a causa dell'abitudine di Furlan ad abusare di bevande alcoliche» si legge nel provvedimento, preso sulla base delle deposizioni dei vicini della Tandura e sulle parole della donna, che a tre infermiere, nei giorni del suo ricovero prima a Vittorio Veneto e poi a Treviso avrebbe raccontato di essere stata picchiata dall'amico.
IL DECESSO
Dopo 27 giorni di ospedale, caduta in coma, la 66enne è poi morta. Secondo l'autopsia disposta dalla Procura a provocare il decesso sono state le conseguenze di un trauma cranico che ha causato un vasto versamento di sangue. Inutili i due interventi chirurgici ai quali l'ex insegnante, che viveva sola ed era seguita dai servizi sociali del Comune di Vittorio Veneto, è stata sottoposta. Un colpo, si legge nell'ordinanza del gip Mascolo, causato da un forte impatto della testa con il pavimento. Forse una spinta nel corso di una delle tante litigate fra lei e Furlan, quell'uomo più giovane di quasi 20 anni con cui la donna era da tempo legata e nei confronti del quali aveva ripetutamente sporto denunce per maltrattamenti. Alcune le aveva ritirate, l'ultima, prima dei fatti del 28 settembre, era invece finita con un rinvio a giudizio per lesioni e estorsione. Botte, per l'accusa, che Furlan le avrebbe dato per 20 euro: fatti per i quali ora l'uomo è a processo a Treviso.
I RITARDI
Ma il gip, nella sua ordinanza, dice anche altro. Rilevando gli elementi di prova nelle testimonianze dei vicini, che la sera dell'incidente avrebbero sentito colpi e urla dall'appartamento della donna e nei racconti della stessa Tandura alle infermiere, il giudice Mascolo sottolinea come gli accertamenti della Procura sia avvenuti in maniera tardiva. L'informativa su quanto accaduto arriva infatti in Procura il mattino successivo ai fatti. Viene aperto un fascicolo, che però non viene trattato con particolare urgenza. Dal pubblico ministero di turno il faldone viene poi smistato per poi arrivare sul tavolo del sostituto procuratore De Donà senza nessuna particolare annotazione. Sarebbe apparso un caso di maltrattamenti come tanti altri perché nessuno sembra sapere che invece Elda Tandura è in ospedale. Poi, neppure un mese dopo, la donna muore e la vicenda si rivela in tutta la sua drammaticità. Furlan ieri ha ricevuto in carcere la visita del suo legale, l'avvocato Alessandra Nava. È apparso tranquillo, in fondo sapeva che la sua vicenda avrebbe potuto approdare in un provvedimento restrittivo. Ma continua anche a professare la propria innocenza. «Non l'ho colpita, non l'ho picchiata, a Elda succedeva di cadere da sola perché spesso quando discutevamo aveva bevuto». L'avvocato Nava ha già annunciato ricorso al tribunale del Riesame contro la custodia cautelare in carcere.
Denis Barea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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