INCHIESTA
CARBONERA (TREVISO) Aveva individuato sette detenuti, per la maggior

Sabato 15 Maggio 2021
INCHIESTA
CARBONERA (TREVISO) Aveva individuato sette detenuti, per la maggior parte stranieri, con difficoltà nel comprendere la lingua e i meccanismi burocratici che legavano il loro percorso di reintroduzione al lavoro alla cooperativa Alternativa Ambiente.
Persone che mai si sono poste il dubbio della regolarità dei rimborsi da ottenere con i lavoretti svolti per il loro recupero sociale e che nulla sapevano del fatto che le loro firme venissero usate da Lorenzo Ostanello per impossessarsi del denaro della cooperativa di cui è a lungo stato uno dei dirigenti. Un gioco sporco cominciato proprio nel 2015, l'anno in cui ricevette il testimone dallo storico presidente Antonio Zamberlan salendo ai vertici del gruppo. «È abbattuto, dispiaciuto e stupito del fatto che la notizia gli sia piovuta addosso venendolo a sapere da internet ha spiegato ieri Federica Bassetto, l'avvocato che assiste il 49enne di Noventa di PIave Noi al momento non abbiamo ricevuto notifica ufficiale circa la conclusione delle indagini. Fino ad allora non sarebbe saggio esporci vista l'estrema delicatezza della situazione».
VITTIME INCONSAPEVOLI
Sono sette i carcerati diventati lo strumento del 49enne di Noventa. Vittime indirette, perché quei soldi non sarebbero comunque spettati loro e sono invece stati sottratti alla cooperativa stessa. Sono tutti uomini, arrivati nel penitenziario di Santa Bona anche dalle carceri di Venezia e Piacenza. Nella Marca hanno ottenuto il permesso di partecipare ai percorsi offerti in convenzione dalla cooperativa Alternativa Ambiente con laboratori di digitalizzazione, attività di agricoltura, falegnameria e molto altro.
Hanno svolto le attività, ricevuto i sussidi mensili di circa 150 euro ciascuno, firmato tutti i documenti necessari. Poi, terminato il percorso, di norma sarebbe stato tutto finito. Invece i sette, pur non avendone idea, sono formalmente rimasti nel libro paga della cooperativa. Portavano il loro nome e la loro firma le 215 ricevute trovate dalla guardia di finanza nella sede di Vascon di Carbonera. Ricevute con importi di 145 euro ciascuna, compilate fra l'aprile 2015 e il marzo dell'anno scorso. Documenti in regola, che altrettanto regolarmente finivano nel bilancio annuale dell'ente che in cinque anni ha visto uscire dalle sue casse 32mila euro di utili raccolti grazie ai contributi regionali, provinciali e comunali e destinati a sovvenzionare i progetti di reinserimento lavorativo. Quelle ricevute però non le avevano firmate i detenuti bensì Ostanello.
LE INCONGRUENZE
Solo l'anno scorso Alternativa Ambiente ha scoperto quelle uscite sospette, indirizzate verso i sette carcerati che ormai da tempo avevano concluso la loro collaborazione. Ne è nata un'indagine interna per capire dove fosse l'errore, indagine che ha portato i vertici a chiedere delucidazioni a quei sette uomini. Loro sono caduti dalle nuvole: non sapevano nulla di quei pagamenti e del denaro naturalmente non vi era neanche l'ombra nelle loro tasche. Ostanello aveva sostenuto di averlo sempre consegnato loro in contanti, ma davanti alle evidenti incongruenze è poi stata la guardia di finanza a chiarire il semplice ma efficace tranello architettato dal 49enne. Ostanello si è dimesso lo scorso anno, dopo cinque anni da numero due della coop di cui è uno dei soci di più lunga data. Nel 2015 subentrò insieme a Marco Toffoli ad Antonio Zamberlan e Francesca Dossini, segnando una svolta epocale in seno ad Alternativa Ambiente. Ora è stato denunciato con l'accusa di appropriazione indebita ed è in attesa dell'avvio del processo.
«Siamo delusi, mortificati. Ci sentiamo traditi nel profondo da una delle persone che per anni è stata una colonna portante della nostra realtà - commenta il presidente della cooperativa trevigiana Marco Toffoli - Chiarezza è fatta e per noi finisce qui: la ferita è profonda, è una persona a cui siamo stati legatissimi e non intendiamo metterlo in croce».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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