Imprese, si torna a crescere quasi 500 nuove aziende

Sabato 24 Luglio 2021
LA FOTOGRAFIA
BELLUNO Una ripresa nell'attività, ma anche nei numeri: dopo il grande freddo al culmine della pandemia, la platea delle imprese bellunesi torna a crescere. Sono 13.840 le aziende attive in provincia censite al 31 giugno dalla periodica rilevazione della Camera di commercio: 92 unità in più rispetto allo stock di fine 2020. Ma, soprattutto, segnano una netta inversione di tendenza rispetto al calo di 165 ditte avvenuto nei primi sei mesi dello scorso anno. La demografia delle imprese è ripartita soprattutto nell'ultimo trimestre, uscendo dal sostanziale congelamento dei mesi precedenti quando svariati fattori avevano indotto numerosi imprenditori a rimandare la chiusura formale della partita Iva, benché ormai di fatto non più operativa. La conferma arriva dai saldi tra le iscrizioni di nuove imprese (443) e le cessazioni (398) tornati in positivo proprio da marzo, riportando in attivo il bilancio semestrale. Non solo: le 48 nuove aziende in più nate nel primo semestre 2021, al netto di quelle morte, rappresentano un valore superiore al medesimo periodo dell'anno precedente (abbastanza scontato visto il confronto con il lockdown e le massime restrizioni), ma anche rispetto al deficit di 79 rappresentanti con cui era andata in archivio la prima metà del 2019, quindi in epoca pre- epidemia.
IL PRESIDENTE
Non a caso, Mario Pozza, presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno, parla con soddisfazione di «un ritorno della voglia di fare imprese nei nostri territori». «I dati confermano che se riusciamo a fare squadra creiamo le giuste condizioni per far ripartire la nostra economia - rimarca il numero uno dell'ente camerale - Sono certo dati positivi, ma che attendono la riconferma di alcuni provvedimenti come per esempio il Superbonus. Altro elemento che può influenzare la demografia d'impresa è il blocco della nascita delle start-up attraverso il portale delle Camere di Commercio che richiedeva al massimo 2-3 giorni ed era gratuita. L'obbligo del passaggio notarile è una decisione che limiterà la costituzione di nuove imprese. E c'è poi anche il problema della mancanza di manodopera e di professionalità altamente specializzate per l'innovazione e il trasferimento digitale elementi essenziali per fare impresa».
I SETTORI
A trainare il rialzo della consistenza imprenditoriale, sono, in primo luogo, le costruzioni: tra gennaio e giugno, il settore conta 25 rappresentanti in più con sede in provincia, di cui 17 nell'artigianato, mentre nello stesso periodo di un anno fa risultava in diminuzione di 31 unità. Si ingrossa anche il comparto dei servizi alle imprese, contando 54 sedi in più da dicembre, in netta accelerazione rispetto al 2020, quando il guadagno si era fermato a quota 6. E qualche segnale confortante, pur timido, lo mandano anche i comparti più penalizzati, dove quantomeno non si registra la moria paventata: il commercio cresce complessivamente di 11 esercizi, contro il crollo di 70 del giugno 2020, l'alloggio e la ristorazione si incrementano, rispettivamente, di cinque e di una ditta, capovolgendo anche in questo caso il precedente trend negativo (meno 28). In parallelo riprendono ad aumentare pure le unità locali dipendenti. Resta in perdita, invece, il manifatturiero, con 18 aziende in meno, seppur attenuata rispetto al meno 27 dell'anno prima. Infine il caso: le attività dei servizi alle persone, che risultano sostanzialmente stazionarie (-4), evidenziano invece una sofferenza delle altre attività dei servizi, che ricomprendono parrucchieri ed estetisti, e perdono -9 sedi d'impresa rispetto a dicembre 2020, tutte del comparto artigiano.
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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