Il rapimento e la brutale fine di Iole dieci anni fa un altro Natale di sangue

Mercoledì 27 Dicembre 2017
Il rapimento e la brutale fine di Iole dieci anni fa un altro Natale di sangue
IL PRECEDENTE
CASTELFRANCO Esattamente 10 anni fa. Il 24 dicembre del 2007 venne scoperto il cadavere fatto a pezzi e nascosto in tre sacchetti dell'immondizia di Iole Tassitani, la 40enne la figlia del notaio di Castelfranco che era stata rapita 12 giorni prima. Un epilogo agghiacciante di una vicenda che a distanza di 10 anni scuote ancora le coscienze dei trevigiani. Anche perché è di questi giorni la notizia che il 51enne Michele Fusaro, l'assassino di Iole, condannato a 30 anni, potrebbe tra qualche mese beneficiare dei primi permessi premio.
LE ANALOGIE
Non c'è solo la coincidenza della data, il 24 dicembre, a unire i due delitti. Anche per Iole, come per Sofiya, ci sono stati i giorni, le settimane di ansia. Per entrambe tutti avevano sperato in una soluzione positiva. Invece è rimasto il dolore di due perdite laceranti che hanno lasciato vuoti profondi in chi le amava.
LA SPERANZA
«Abbiamo sognato fino all'ultimo in epilogo diverso», identiche le parole con le quali gli investigatori dei carabinieri e quanti si misero in gioco descrissero, oggi come 10 anni fa, il desiderio di trovare in vita le due scomparse.
L'AGGUATO
Iole Tassitani venne sequestrata e poi barbaramente assassinata. Il suo corpo venne smembrato da Fusaro e nascosto in tre sacchetti. Probabilmente contava di liberarsi di quei macabri resti nelle montagne, ma venne smascherato prima che riuscisse a portare a termine il suo disegno criminale. Iole venne sequestrata la sera del 12 dicembre nel garage sotto casa a Castelfranco. Grazie a un super testimone i sospetti degli investigatori si concentrarono su Fusaro, falegname di Bassano del Grappa. Fino a quando non venne bloccato, con un ordine di perquisizione per sequestro di persona a scopo di estorsione. E durante quel controllo si scoprirono i resti di Iole. Erano nascosti nel garage di Fusaro al quale venne contestato anche l'omicidio volontario e l'occultamento di cadavere.
PROFESSIONISTI
Sia per Iole che per Sofiya la Marca ha saputo schierare task force di eccellenze. In entrambi casi, nonostante l'impegno, il risultato non è arrivato. Resta invece in bocca l'amarezza per l'esito di entrambe le vicende, terminate con la morte delle due donne. Sia Iole che Sofiya sono state cercate senza pause, ma entrambe - da quanto filtra - erano già morte. E mai gli sforzi avrebbero potuto avere successo.
I MESSAGGINI
Un altro elemento unisce la tragedia di Iole a quella di Sofiya. Quando Iole venne rapida riuscì a spedire un sms con il quale chiedeva aiuto. Un indizio che venne sfruttato al meglio dagli investigatori. Ma che non bastò per salvare la vita alla figlia del notaio. Anche se di altro tenore c'è un messaggino legato anche alla scomparsa di Sofiya. Quello spedito all'uomo che amava e con il quale avrebbe voluto andare a vivere per cambiare vita e costruirsi una famiglia e avere dei figli. Un altro aspetto accomuna le due vicende. Per Sofiya non ci potrà mai essere giustizia. Ma anche per Iole, nonostante la condanna a 30 anni del suo killer, la giustizia è stata monca e ha lasciato la bocca amara e piena di recriminazione ai suoi familiari per una pena ritenuta troppo leggera.
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