IL QUESTIONARIO
VENEZIA È la fotografia dell'emergenza coronavirus vista

Mercoledì 1 Aprile 2020
IL QUESTIONARIO VENEZIA È la fotografia dell'emergenza coronavirus vista
IL QUESTIONARIO
VENEZIA È la fotografia dell'emergenza coronavirus vista dall'interno, dai medici impegnati ogni giorno sulla linea del fuoco. Ad emergere è la preoccupazione di chi si è trovato faccia a faccia con il pericolo e magari nemmeno lo sapeva. «Non è facile distinguere una polmonite normale da una da coronavirus» spiega Giovanni Leoni, presidente dell'ordine dei medici di Venezia. Ed è stato proprio l'ordine dei medici di Venezia a invitare gli iscritti alla compilazione di un questionario su quello che loro vedevano e sentivano nella battaglia alla pandemia.
«È stata una partecipazione massiccia che ha colpito tutti. Nel giro di una giornata hanno risposto già più di mille medici su oltre quattromila a cui il questionario era stato inviato - commenta ancora il presidente Leoni - Quello che viene a galla è il problema dell'insicurezza dei lavoratori e dei medici anche nei confronti delle proprie famiglie: camici bianchi preoccupati di non portare il virus a casa, molti non hanno dispositivi ad alto filtraggio e in queste risposte ci sono anche le storie di chi ha dovuto provvedere da solo. Noi vediamo ora gli effetti di un mese fa, pare ci sia un rallentamento dei contagi ma ci è voluto molto tempo per proteggere gli operatori sulla scorta dell'esperienza cinese - continua il dottor Leoni - C'è, ad esempio, la problematica dei dentisti, esposti alla vaporizzazione e così a una più facile diffusione del virus».
I RISULTATI
A rispondere al questionario proposto dal loro ordine professionale sono stati medici di medicina generale, medici ospedalieri, dentisti e liberi professionisti di qualsiasi branca della medicina. La maggior parte sono di Mestre e di Venezia, ma risposte sono arrivate anche da Chioggia, San Donà e Mirano. Quello che conta dal punto di vista statistico, è che il 71% di loro è stato coinvolto in un qualche modo nell'emergenza sul fronte Covid e il 57% di questi ha avuto pazienti sottoposti a tampone. Ed è da questo risvolto della medaglia che arrivano i dati più interessanti. Perché il 17% dei medici ha detto di «non sapere» se il proprio paziente fosse stato sottoposto a tampone mentre il 36% non sa se è entrato a contatto con pazienti poi positivi al tampone: «È un dato molto significativo della capacità di diffusione della malattia - aggiunge il presidente dell'ordine dei medici - Il grosso problema di tutta questa situazione sono gli asintomatici positivi».
C'è poi il risvolto della prevenzione: il 59% dei medici che hanno risposto ha detto di non essere stato sottoposto a tampone (ma il Piano Tamponi dell'Ulss 3 è entrato ora nella sua fase decisiva, ndr) così come un occhio di riguardo lo merita l'analisi di tutte quelle domande legate ai dispositivi di protezione individuale, le mascherine.
La maggior parte sono quelle chirurgiche (indossate dal 90 per cento del campione che ha risposto), il 30% aveva le Fpp2 mentre solo l'11,3% aveva le Fpp3. Largo uso di disinfettanti e di guanti come anche di occhiali di protezione (in dotazione al 60 per cento di questi medici) con il camice bianco monouso che era stato indossato dal 53,2% dei dottori. Neo della situazione, a sentire loro, anche la fornitura di questi strumenti che viene considerata nel 44,1% dei casi «insufficiente per qualità e quantità», nel 23,4% dei casi «sufficiente», nel 22, 4% «insufficiente per quantità» e nel 10,1% dei casi «insufficiente per qualità». Numeri non soddisfacenti per i medici anche su chi ha fornito i presidi: la Regione Veneto nel 39% dei casi, aziende private nel 28,9% e acquisto on line nel 14% dei casi. Si passa poi ad analizzare il rischio della salute: oltre il 75% dei medici che hanno risposto al questionario si dice preoccupato e a forte rischio Covid nello svolgere il lavoro.
Fino all'ultima domanda: «Sei preoccupato dei rischi che corre la tua famiglia?». Il 13% è tra «poco» e «per niente». La stragrande maggioranza dei medici, l'86%, invece, lo è.
N. Mun.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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