IL CASO
AURONZO «Dalle prime verifiche ci risulta che all'ospedale di comunità

Giovedì 1 Aprile 2021
IL CASO
AURONZO «Dalle prime verifiche ci risulta che all'ospedale di comunità di Auronzo ci siano dei dipendenti che non sono stati vaccinati, alcuni per motivi di salute (la maggior parte), altri per scelte personali. I due oss trovati positivi risulterebbero tra i non vaccinati ma sono in corso ulteriori approfondimenti». L'Ulss Dolomiti usa la massima cautela per descrivere ciò che è accaduto in questi giorni all'ospedale di comunità di Auronzo: 2 operatori e 9 pazienti positivi al covid-19. Un focolaio improvviso, il primo di questa terza ondata di contagi, all'interno di una struttura ospedaliera. Ma la prudenza è d'obbligo.
LA CATENA
La linea di contagio, infatti, non è ancora stata ricostruita e non vi è certezza su chi abbia portato il virus all'interno della struttura. Inoltre i pazienti degli ospedali di comunità vengono trasferiti più spesso rispetto agli altri e, talvolta, si tratta di persone che si sono appena negativizzate. E che, col tempo, potrebbero positivizzarsi di nuovo. Sicuri sono soltanto i numeri: 2 oss su 10 e 9 ospiti su 16 sono risultati positivi. Per quanto riguarda gli anziani contagiati, due hanno sintomi lievi. Uno di loro è stato spostato in area non critica e l'altro in ospedale di comunità a Belluno. I restanti 7 sono asintomatici. C'è un altro dato, fornito ieri dall'azienda sanitaria, che sembra far propendere verso l'ipotesi secondo cui il virus sarebbe stato portato in ospedale dai lavoratori. I due operatori sono risultati positivi lunedì (quindi un giorno prima rispetto agli ospiti) durante le consuete attività di screening che vengono eseguite ogni 21 giorni sul personale. Sulla vicenda, però, sono in corso ulteriori accertamenti. L'Ulss Dolomiti dichiara che «sono state messe in atto tutte le misure di sanità pubblica previste dai protocolli: isolamento dei positivi, accurato contact tracing, tamponi ogni 48 ore a ospiti e personale». Al momento sono sospese le visite dei parenti (di norma previste tramite vetrata e interfono) e l'accoglienza di ulteriori ospiti.
NO VAX IN CORSIA
Ma quanti sono i medici, gli infermieri e gli oss che hanno rifiutato il vaccino? «La media provinciale si attesta sul 10% - chiarisce Andrea Fiocco di Cgil-Fp Di recente abbiamo fatto una riunione e i numeri sono questi. All'ospedale di Belluno è un po' più bassa, siamo all'8%. Mentre a Feltre e in Cadore è superiore al 10%». In queste percentuali sono compresi tutti. Spiega infatti Fiocco che «è emerso come il rifiuto al vaccino non sia necessariamente legato alla qualifica o agli studi fatti». Sul punto, ieri sera, si è espresso anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà: «Ritengo che l'obbligo vaccinale per gli operatori che svolgono attività nelle strutture sanitarie sia giusto e necessario in un momento così decisivo per la campagna vaccinale. Come chiarito nel decreto approvato dal Governo la vaccinazione costituisce requisito essenziale all'esercizio della professione».
CORSA CONTRO IL TEMPO
Sul fronte vaccini l'Ulss Dolomiti sta correndo e, forniture permettendo, vaccinerà anche domenica: «Vorremo fare un bel regalo di Pasqua ai cittadini ma dobbiamo aver vaccino a sufficienza» sottolinea il direttore generale Carraro. A Pasquetta, per consentire l'attività vaccinale, sarà sospesa l'esecuzione dei tamponi presso il drive in di Feltre. Coloro che non possono spostare il tampone al giorno successivo potranno eseguirlo dalle 8.30 alle 12.30 a Paludi. Inoltre, dalla prossima settimana, sarà istituita una sede vaccinale al San Martino di Belluno attiva dalle 8 fino a mezzanotte. Una soluzione pensata per le persone che, di giorno, hanno difficoltà ad accompagnare i genitori anziani al punto vaccini.
D.P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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