«Donadio a volte mi faceva paura ma non l'ho mai visto alzare le mani»

Venerdì 26 Giugno 2020
«Donadio a volte mi faceva paura ma non l'ho mai visto alzare le mani»
I TESTIMONI
MESTRE L'avvocato Mirco Mestre, coinvolto nell'inchiesta sulle infiltrazioni della camorra nel Veneto orientale con l'accusa di voto di scambio, si è autospeso dall'Albo professionale. A darne notizia, nel corso dell'udienza di ieri, è stato il suo difensore, l'avvocato Emanuele Fragasso che ad ogni riferimento al suo cliente lo qualifica per questo motivo dottor Mestre.
Dal sito dell'Ordine degli avvocati di Venezia risulta che la sospensione ha decorrenza dal 15 aprile dello scorso anno: finora si era saputo soltanto della sua sospensione e successiva decadenza dalla carica di sindaco, dopo l'arresto avvenuto nel febbraio del 2019. Mestre rimase in carcere fino al giugno dello scorso anno, per poi trascorrere altri cinque mesi ai domiciliari: da novembre è tornato libero, ma non ha ripreso a fare l'avvocato. Da quando si è aperto il processo non si perde un'udienza, seduto da solo, tra il pubblico, indossando la mascherina obbligatoria.
«NESSUNA RICHIESTA DI VOTO»
Secondo la Procura, in cambio dell'appoggio elettorale del boss, avrebbe promesso di sostenere un progetto che gli interessava (in realtà mai realizzato). Accusa respinta con determinazione dall'ex sindaco, deciso a dimostrare al processo la sua innocenza.
Della sua posizione ieri hanno parlato due dei testimoni. Fabrizio Formica, l'elettricista che per un periodo aiutò Luciano Donadio, con mansioni di segreteria, nella gestione amministrativa di alcune società, ha riferito che il boss gli chiese nel 2016 di votare per Mestre, ma lui gettò via i santini che gli erano stati consegnati: «Abitavo a San Donà e non potevo votare ad Eraclea».
Il poliziotto Pasqual ha invece dichiarato di non aver ricevuto da alcuna richiesta di voto: «In quei giorni ero in vacanza e al mio rientro Luciano mi disse nulla per non aver votato».
MODI AGGRESSIVI
Formica, imputato di estorsione, ha raccontato che Donadio aveva modi aggressivi (seppure non l'abbia mai visto alzare le mani contro qualcuno) e quando si arrabbiava «faceva paura». Al Tribunale ha spiegato, però, di non essersi reso conto di essersi messo a lavorare per un boss di quel livello. «L'ho scoperto soltanto dopo grazie all'inchiesta».
Il commerciante di auto Ennio Cescon, di Noventa di Piave, ha riferito di un paio di occasioni nelle quali si avvalse dell'aiuto di Donadio: una volta per rintracciare due meccanici siciliani che si erano appropriati di alcune vetture, una seconda per dargli man forte a fronte delle minacce di un soggetto che sosteneva di vantare un credito nei suoi confronti.
Il processo prosegue il 14 luglio con la discussione sulle intercettazioni da trascrivere. (gla)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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