Consorzio, corsa contro il tempo per consentire al Mose di rialzarsi

Martedì 3 Agosto 2021
Consorzio, corsa contro il tempo per consentire al Mose di rialzarsi
LA GRANDE OPERA
VENEZIA Tempi strettissimi, trattative serrate. E una soluzione che si andrebbe delineando, con pagamenti al 100% (o quasi) per le imprese creditrici, ma in parte dilazionati nel tempo. Così ora si immaginano di salvare il Consorzio Venezia Nuova e le imprese della galassia Mose, ma soprattutto di far ripartire i lavori e consentire alle barriere di tornare ad alzarsi per fronteggiare le acque alte. Dopo la presentazione della domanda di concordato preventivo da parte del commissario liquidatore del Cvn, Massimo Miani, si continua a trattare con le imprese, ma anche per ridefinire i rapporti tra concedente e concessionario, ovvero tra Provveditorato e Cvn stesso, in un settimo e ultimo atto aggiuntivo. Ieri, in particolare, si è riunito quel tavolo di avvocati che sta delineando questa sorta di maxi transazione sul passato tra le due parti, con Provveditorato e Cvn che rinuncerebbero ciascuno a rispettive contestazioni verso l'altro.
Protagonisti del tavolo, arrivato ieri a definire una bozza di atto, l'avvocato dello Stato, Stefano Maria Cerillo, il consulente legale del liquidatore del Cvn, l'avvocato Stefano Ambrosini, e soprattutto lo storico legale del Cvn fin dai tempi di Mazzacurati, l'avvocato Alfredo Biagini, ora consulente delle imprese. A lui, in quanto vecchio conoscitore del Consorzio, si sarebbe raccomandato anche il ministro Renato Brunetta per uscite dall'impasse. Biagini avrebbe intavolato trattative anche con le gradi imprese protagoniste dello scandalo, come Mantovani, che sono da anni alla finestra, ma hanno fatto cause per centinaia di milioni. Pretese più sulla carta, ma a cui ora rinuncerebbero anche formalmente.
Centrale resta, però, la maxi transizione sul passato con il Provveditorato, premessa necessaria per l'accordo con le altre imprese creditrici, sia quelle che hanno vinto gli appalti, che le consorziate medio piccole che ormai da anni portano avanti i lavori. Il Provveditorato, con questo atto, rinuncerebbe a gran parte dei suoi crediti verso il Cvn, che sono la maggioranza: 135 milioni su 200. A quel punto le imprese potrebbe essere pagate, almeno in parte da subito. Stando all'ipotesi d'accordo che si sta delineando in queste ore, alle imprese degli appalti andrebbe il 100% dei crediti vantati. Le consorziate rinuncerebbero al 10% già accantonato per le cause in corso, ma gli sarebbe garantito il restante 90%. Non tutto subito, però, solo un 40%. Il resto dilazionato tra 2022 e 2024, ma a fronte di un sconto del 20-22% sui futuri lavori che gli sarebbero garantiti. Un meccanismo articolato e complesso con tanti dettagli ancora da definire. Difficile dire se potrà essere chiuso in settimana, prima di Ferragosto. O se slitterà a fine mese. Più in là, di certo, non si potrà andare se si vorrà tornare ad alzare in Mose in autunno. Intanto, da Roma, è arrivata un'altra notizia che ha dato un po' di fiducia: la Corte dei conti ha finalmente registrato la delibera del Cipess che ha sbloccato gli ormai famosi 538 milioni destinati ai lavori del sistema Mose. Soldi freschi attesi da due mesi. (r. br.)
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