Centinaia di pagine da esaminare: la difesa si prepara al contrattacco

Sabato 17 Aprile 2021
Centinaia di pagine da esaminare: la difesa si prepara al contrattacco
LA DIFESA
BELLUNO «Guardi, mi piacerebbe poter dire qualcosa ma mi attengo alla scrupolosa regola del silenzio». Raggiunto ieri pomeriggio al telefono, Giovanni Piccoli - il direttore tecnico di Bim Infrastrutture finito nell'inchiesta A tutto gas insieme all'amministratore unico della società Bruno Zanolla e al sindaco di Feltre Paolo Perenzin lascia intendere di voler provare a chiarire la sua posizione ma ha anche ammesso di non poterlo fare. E il motivo è semplice. Ora che la Procura ha chiuso le indagini, ipotizzando per tutti e tre la turbata libertà degli incanti, la difesa passerà al contrattacco. Che significa non solo studiare il corposo fascicolo d'inchiesta ma anche far parlare gli indagati nelle sedi opportune. In ogni caso, il clima di apparente serenità con cui avevano accolto la notizia è cambiato. La tensione è palpabile, anche al telefono. D'ora in avanti i tre indagati si affideranno ai loro avvocati: Giovanni Piccoli è assistito da Carlo Tremolada (del foro di Milano) e Mario Mazzoccoli; Bruno Zanolla da Massimo Moretti; Paolo Perenzin da Luciano Perco. I legali spiegano di aver bisogno di tempo per studiare il fascicolo: «Abbiamo appena ricevuto le copie degli atti. Nei prossimi giorni le esamineremo con calma e attenzione e poi decideremo cosa fare». Al centro dell'inchiesta c'è la gara per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas in provincia. Il bando è stato discusso e approvato da tutti. Ad aggiudicarselo Italgas. Bim Infrastrutture non partecipò. Rimase nell'ombra. Poi intervenne, all'improvviso. Non in modo diretto ma tramite il sindaco Perenzin con un ricorso di 42 comuni che contestavano l'ammontare del valore delle reti (quello su cui ieri si è pronunciato il Tar). Ma 17 di loro non sono metanizzati e Feltre aveva come gestore uscente proprio Italgas. Perciò non potevano vantare alcuna pretesa. «I Comuni ricorrenti - spiegano i magistrati di Venezia - in realtà non agiscono per far valere in modo immediato e diretto un interesse proprio, ma per far valere l'interesse della società da loro partecipata». L'aumento di quel valore non avrebbe recato loro alcun vantaggio diretto: i 15 milioni di euro di scarto tra un prezzario e l'altro sarebbero finiti nelle tasche di Bim Infrastrutture e non dei sindaci. «Il gestore uscente (cioè Bim infrastrutture, ndr) conclude il Tar - sarebbe pertanto l'unico legittimato ad agire in giudizio facendo valere tali doglianze». Sulla base di quanto raccolto dalla Procura, i tre indagati provarono a bloccare la gara in tutti i modi. Ad esempio, facendo pressione sul responsabile unico del procedimento (rup), ossia la dirigente del Comune di Belluno Maura Florida, affinché annullasse la gara. Il 22 novembre 2019, proprio su questo punto, ci fu una mozione dell'assemblea dei sindaci indotta, secondo la pubblica accusa, dal sindaco di Feltre. Un mese dopo, Florida avrebbe ricevuto una lettera, a firma di Paolo Perenzin, con cui veniva intimata a sospendere l'ulteriore corso della gara «prospettando, in caso di rifiuto, conseguenze negative per la sua carriera di dirigente amministrativa». Ed avvisandola che sarebbe stata comunque «chiamata a rispondere personalmente dei danni economici causati a Bim infrastrutture e ai soci». Sarebbe seguita un'altra lettera, il 27 gennaio 2020, con lo stesso tono e sempre a firma di Perenzin. La ferma opposizione della dirigente di Belluno avrebbe spinto i vertici del Bim, Zanolla e Piccoli, a chiedere aiuto al ministro Federico D'Incà definito dalla Procura un intermediario inconsapevole, senza alcun ruolo attivo nella vicenda per allacciare i rapporti con Roma. Furono chiamati dei funzionari del ministero dello Sviluppo Economico per emanare un provvedimento ad hoc ma, anche in questo caso, la richiesta fu rimandata al mittente.
Davide Piol
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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