Carlo Nordio
La notizia che la riapertura dell'anno scolastico sarà accompagnata dallo sciopero proclamato da alcuni sindacati di insegnanti e, quantomeno a Roma, da una paralisi dei trasporti urbani, può suscitare indignazione e forse anche rabbia. Ma soprattutto, secondo noi, desta incredulità. Tutti, dal Presidente della Repubblica al Pontefice, avevano predicato, o almeno auspicato, che le bon usage des maladies ci avrebbe resi cittadini più virtuosi e cristiani più solidali. E invece ora, dopo la primavera del nostro scontento e l'estate della rifiorita speranza, eccoci ripiombati nell'autunno cupo del conflitto sociale, reso più incomprensibile dalle pregresse sofferenze dei malati e dagli esempi eroici dei tanti che, anche sacrificando la vita, li hanno curati.
Ora è ben vero che le ragioni degli insegnanti, soprattutto dei precari, sono in gran parte sacrosante. Si tratta di una categoria sedimentatasi nel tempo senza criteri, senza concorsi e senza programmazione, mal distribuita e peggio pagata. Molti di loro vengono periodicamente delocalizzati secondo misteriosi calcoli algoritmici, con il risultato che alcuni giorni fa una maestra di Padova è stata improvvisamente trasferita nel lontano Comelico, e una sua collega del Comelico è finita sulla Riviera del Brenta, con un'insopportabile offesa alla loro dignità e ancor di più al buon senso. Altrettanti docenti attendono (...)
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© RIPRODUZIONE RISERVATA La notizia che la riapertura dell'anno scolastico sarà accompagnata dallo sciopero proclamato da alcuni sindacati di insegnanti e, quantomeno a Roma, da una paralisi dei trasporti urbani, può suscitare indignazione e forse anche rabbia. Ma soprattutto, secondo noi, desta incredulità. Tutti, dal Presidente della Repubblica al Pontefice, avevano predicato, o almeno auspicato, che le bon usage des maladies ci avrebbe resi cittadini più virtuosi e cristiani più solidali. E invece ora, dopo la primavera del nostro scontento e l'estate della rifiorita speranza, eccoci ripiombati nell'autunno cupo del conflitto sociale, reso più incomprensibile dalle pregresse sofferenze dei malati e dagli esempi eroici dei tanti che, anche sacrificando la vita, li hanno curati.
Ora è ben vero che le ragioni degli insegnanti, soprattutto dei precari, sono in gran parte sacrosante. Si tratta di una categoria sedimentatasi nel tempo senza criteri, senza concorsi e senza programmazione, mal distribuita e peggio pagata. Molti di loro vengono periodicamente delocalizzati secondo misteriosi calcoli algoritmici, con il risultato che alcuni giorni fa una maestra di Padova è stata improvvisamente trasferita nel lontano Comelico, e una sua collega del Comelico è finita sulla Riviera del Brenta, con un'insopportabile offesa alla loro dignità e ancor di più al buon senso. Altrettanti docenti attendono (...)
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