Alloggi ex Ulss, mobilitazione per evitare gli affitti ai turisti

Giovedì 9 Gennaio 2020
LA POLEMICA
VENEZIA Un'asta blindata, con vincoli precisi che impongano agli acquirenti degli immobili di risiedervi, per impedire che altri 22 appartamenti, per decenni utilizzati come case pubbliche, vadano ad ingrossare le fila di un mercato degli affitti turistici che ha già stravolto la città. Lo chiedono in tanti a Venezia - dal sindacato Unione inquilini, al Gruppo 25 aprile, al Pd - all'indomani della notizia che la Regione ha autorizzato l'Ulss 3 a vendere quest'ulteriore tranche del suo patrimonio: 22 appartamenti, appunto, di cui solo uno a Mestre, gli altri tra San Marco, Castello, Cannaregio e Dorsoduro. Metrature e contesti vari per un totale di 8,7 milioni di euro. Soldi che serviranno a finanziare la «sanità veneziana», ha precisato il governatore Luca Zaia. Ma la prospettiva che anche queste ex case di veneziani possano avere solo un destino turistico, preoccupa la città. I precedenti non mancano. Proprio nella lista dei 22 appartamenti, c'è un caso emblematico. Quello di una casa al 532 di San Marco (127 mq, valutata 375mila euro) che faceva parte di un condominio, già lascito per i bisognosi dell'Opera G. B. Giustinian, passato in gestione prima al Comune, poi a Regione, Ater e infine Ulss. Fino a qualche anno fa era abitato da sei famiglie. Poi il confinante albergo San Zulian ha occupato un piano dopo l'altro, trasformando le case in appartamenti per turisti (in realtà in camere d'albergo). Le ultime a resistere, in un condominio ridotto ad ala d'albergo, erano state un paio di anziane. Ora l'ultimo atto.
LE REAZIONI
Una storia, tra le tante. Ed ecco le reazioni. Tra i più arrabbiati, Matelda Bottoni, segretaria provinciale del sindacato Unione inquilini. «Alla Regione basta spennare Venezia! E non dica che aliena case sfitte. Perché queste erano tutte case pubbliche, frutto di donazioni, usate così per cinquant'anni. Poi sono arrivate le disdette dall'Ulss che le sta svuotando. Sono anni che lo denunciamo. E chi riceve la disdetta non si può permettere il mercato privato». Ora Bottoni chiede che l'asta sia vincolata: «Come minimo serve un vincolo decennale alla residenza, con divieto di affitto».
Anche per il Gruppo 25 aprile si tratta di una «notizia pessima». «Il frutto di donazioni di persone che pensavano di lasciare le loro case alla comunità finisce all'asta. E l'asta privilegerà chi specula sul turismo» sintetizza Marco Gasparinetti, che pure propone una procedura vincolata: «Chi compra deve viverci per dieci, come avveniva con la Legge speciale».
LA POLITICA
Preoccupati anche i consiglieri regionali Pd, Francesca Zottis e Bruno Pigozzo: «Ci auguriamo che sia fatta una valutazione congrua, mettendo al primo posto l'interesse pubblico e della città, favorendo la residenza stabile per evitare che questi immobili vengano trasformati in locazioni turistiche, aggravando così lo spopolamento di Venezia». La capogruppo Pd a Ca' Farsetti, Monica Sambo, chiede anche «al sindaco di intervenire presso la Regione e la Ulss per chiedere l'emissione di un bando che garantisca tali aspetti». Di opinione opposta la consigliera della Lega, Silvana Tosi: «É una decisione saggia. I proventi della vendita andranno investiti nella sanità veneziana. Quindi in pubblica utilità».
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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