Prove di sgombero all'impianto Nek di via Umbria. Ieri mattina hanno raggiunto il sito circa cinquanta tra carabinieri, poliziotti, uomini della Digos e agenti della Scientifica. Un grande dispiegamento di forze per mettere fine a una lunga e complicata vertenza. Gli ex lavoratori non si sono fatti però cogliere impreparati. Dodici di loro, dieci donne e due uomini, sono sfuggiti ai militari e si sono issati sulle balle di rifiuti collocate nel piazzale dell'azienda, alte circa cinque metri. E hanno continuato così la loro protesta. L'azione delle forze dell'ordine è cominciata poco dopo le sette di ieri mattina, quando il tratto di via Umbria davanti all'impianto è stato chiuso al traffico. I militari hanno rimosso i lucchetti e le catene che i manifestanti avevano messo al cancello pedonale dell'azienda e sono entrati nel sito. Quasi contemporaneamente i carabinieri hanno consentito l'accesso ad un camion, con a bordo il presidente della cooperativa Libera Marco Zese, alcuni dirigenti e diversi tecnici. Intanto le ex lavoratrici in presidio hanno continuato ad opporre resistenza. Alcune di loro sono state trascinate fuori dagli agenti con la forza. Una lavoratrice, in particolare, ha richiesto l'intervento di quattro agenti, che hanno dovuto sollevarla di peso per riuscire a scortarla fuori dalla proprietà aziendale. Altre si sono fatte scortare fuori tra le lacrime. Momenti drammatici, ai quali hanno assistito anche i sindacalisti dell'Adl Cobas, alcuni simpatizzanti della lotta delle lavoratrici e i loro familiari, subito accorsi per sostenerle. La disperazione per lo sgombero negli animi dei lavoratori ha lasciato presto spazio all'euforia quando dodici di loro (dieci donne e due uomini) sono riusciti ad issarsi sopra i cumuli di rifiuti accatastati nel piazzale dell'azienda. Balle alte circa cinque metri, sulle quali le manifestanti si sono erette come nuovo simbolo della protesta. «Da qui non ce ne andiamo, non fino a quando sarà stata ristabilita la giustizia. - ha gridato la portavoce - Resteremo qui fino a quando saranno revocati i licenziamenti e ci saranno versate le tre mensilità che ci spettano. Non temiamo la fame o la sete, siamo abituati al digiuno del Ramadan». Per tutta la giornata, tra slogan e tentativi di dialogo caduti nel vuoto, è continuata la resistenza dei dodici, tra cui c'era pure una donna al terzo mese di gravidanza. Alle 18.30, inspiegabilmente, le forze di polizia hanno abbandonato il sito, subito rioccupato dai lavoratori. Qualcuno ha portato una scala e i dodici lavoratori hanno potuto scendere dai cumuli di immondizie, tra gli applausi e i festeggiamenti di colleghi, sindacalisti e amici, che li hanno trattati come eroi di quella che è stata una lunghissima giornata di lotta. Il primo tentativo di sgombero è dunque fallito, ma quasi certamente ne seguiranno altri. Già questa mattina è atteso un nuovo dispiegamento delle forze dell'ordine, ma dal canto loro gli ex lavoratori in protesta hanno dimostrato di non essere disposti ad accettare la resa senza lottare. La parola fine, insomma, non è ancora stata scritta.
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".