LA PROTESTA
VIGONZA «Vogliamo lavorare in sicurezza, ma vogliamo lavorare.

Martedì 26 Gennaio 2021
LA PROTESTA VIGONZA «Vogliamo lavorare in sicurezza, ma vogliamo lavorare.
LA PROTESTA
VIGONZA «Vogliamo lavorare in sicurezza, ma vogliamo lavorare. Basta essere presi in giro dallo Stato». Un coro di proteste e un malessere sempre più forte. A Roma per urlare la propria rabbia alle istituzioni in un momento drammatico per l'economa locale e nazionale. Ieri mattina all'alba il titolare del Dakota pub di Capriccio di Vigonza con il socio e due dipendenti sono saliti in auto dirigendosi verso la Capitale con un grande striscione.
«Non possiamo più andare avanti - ha raccontato Manrico Sartori, 50 anni di Noventa Padovana, gestore storico del locale di Capriccio - ormai ci siamo giocati tutti i risparmi che avevamo da parte, le banche faticano a farci credito e ancora non sappiamo cosa ci aspetta per l'immediato futuro». Arrivati a Roma i quattro manifestanti hanno partecipato al raduno pacifico in piazza del Popolo con altre migliaia di ristoratori provenienti da tutta Italia. In un secondo momento i quattro padovani si sono portati davanti al Parlamento per urlare tutta la loro rabbia. Con loro uno striscione chiaro che recitava: «Dakota pub ristoratori Padova. E i ristori?». La loro presenza non è passata inosservata allo spiegamento di forze dell'ordine presenti di fronte al Parlamento. Manrico Sartori e i tre colleghi sono stati bloccati e identificati. Gli è stato sequestrato lo striscione e il gruppetto è stato invitato a tornare all'auto per far rientro a casa. «Se ci arriverà la multa di 400 euro a casa? Sarebbe il male minore - ha proseguito Sartori - siamo stanchi di promesse. In questo anno di pandemia abbiamo ricevuto circa 15 mila euro di ristori. Se penso che ogni mese l'attività che da una vita porto avanti impone spese vive di 25 mila euro tra affitti, contributi ai dipendenti e utenze, mi sento preso in giro dallo Stato. La gente è stanca e soprattutto la lucidità sta venendo meno».
Sul fronte della prevenzione al Covid-19 ha precisato: «Ci hanno fatto spendere migliaia di euro per dispositivi da inserire nel locale per garantire il distanziamento, l'igiene e la tutela dei nostri clienti. Poi come regalino, dall'oggi al domani ci hanno fatto chiudere». Chiaro il messaggio che Manrico Sartori ha lanciato allo Stato: «Non possiamo morire, non vogliamo abbassare le saracinesche e fallire, ma se non ci sarà una svolta, la mia attività come del resto quelle di tanti altri miei colleghi non potranno più aprire. Sono il primo a dire che bisogna fare di tutto per salvare gli italiani e uccidere il Coronavirus, ma bisogna anche salvare l'economia, i posti di lavoro e la salute psichica dei ristoratori».
Per i prossimi giorni è difficile che cambi qualcosa al Dakota pub come del resto negli altri locali del Veneto. «Non appena diventeremo zona gialla - ha precisato Sartori - ci auguriamo che venga eliminata la restrizione alle 18 per le aperture. Di fatto il nostro è un locale che lavora proprio dalle 18 in poi. Sarebbe l'ennesima beffa che ci darebbe il definitivo colpo di grazia».
Nella tarda serata di ieri la delegazione del pub di Capriccio di Vigonza ha fatto rientro a casa da Roma. In attesa di buone notizie, in attesa di poter riaprire le porte al pubblico e sfamare decine di famiglie che dopo le chiusure rischiano di finire sul lastrico. «Non dormo la notte - ha concluso - al pensiero che i miei dipendenti non abbiano i soldi per mangiare e per sostenere le rispettive famiglie. Il mio è un urlo che racchiude il dolore di tanti colleghi: vogliamo solo lavorare e siamo in grado di farlo con tutte le attenzioni del caso e il rispetto del distanziamento sociale». Il quadro si Manrico Sartori è preoccupante alla luce del fatto che oltre al Dakota pub, il cinquantenne di Noventa Padovana è il direttore anche di altri due punti ristoro a Noventa Padovana e a Fiesso d'Artico. Ulteriori perdite di tempo, assenza di ristori e chiusure confermate a lungo, rischierebbero di far calare il sipario su uno degli imprenditori nel ramo dello spettacolo e della ristorazione più noti della provincia di Padova e non solo.
Cesare Arcolini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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