Dopo il delitto si fa l'autoscatto

Sabato 1 Giugno 2019
Dopo il delitto si fa l'autoscatto
TREBASELEGHE
Prima l'ha massacrata con nove coltellate e poi, pieno di sangue, si è scattato un selfie che ha spedito a sua madre. Lui è Luigi Sibilio, napoletano di 36 anni e macellaio di Loreggia con domicilio a Santa Maria di Sala nel veneziano difeso dall'avvocato Stefano Sartori, già condannato anche in Appello a trent'anni per l'omicidio di Natasha Bettiolo cuoca di 46 anni di Massanzago. Il terribile e macabro particolare dell'autoscatto è stato riportato nelle dodici pagine della motivazione della sentenza da parte dei giudici lagunari.
GLI SCATTI
Sibilio il 18 maggio del 2017, davanti all'istituto scolastico comprensivo di Trebaseleghe, si è infilato nella Lancia Y della donna e l'ha uccisa con nove fendenti di cui otto al collo. Poi si è inferto una serie di ferite all'addome e ricoperto di sangue ha impugnato il telefono cellulare e si è scattato alcuni selfie. Le foto, in tempo reale, le ha spedite alla madre mentre al suo fianco la cuoca di 46 anni era appena morta dissanguata. Ma nelle pagine della motivazione della sentenza di secondo grado, è emerso un altro particolare che dimostra come il 36enne abbia premeditato il delitto. Nei giorni prima dell'omicidio ha raccontato all'amico e suo datore di lavoro (un imprenditore edile dell'Alta padovana), di essere gravemente malato di un tumore al cervello. Una bugia per impietosirlo e ottenere il suo aiuto. E L'uomo d'affari il giorno del delitto gli ha dato un passaggio a Trebaseleghe, con un'auto diversa dalla sua come gli aveva chiesto il macellaio, e gli ha prestato un paio di scarpe eleganti per fare bella figura. Ma in un calzino Sibilio ha nascosto il coltello. Lo teneva custodito in un capannone, insieme ad altri oggetti, di proprietà di quell'amico ingannato.
TUTTO ORGANIZZATO
Sibilio per arrivare a uccidere la cuoca ha costruito un castello di menzogne e ha pianificato ogni dettaglio. Agghiacciante quanto è accaduto un'ora prima del massacro. Intorno alle 15 di quel 18 maggio è entrato in un bar di Trebaseleghe. La ragazza dietro al bancone stava parlando con un cliente di un femminicidio: una donna uccisa dall'ex compagno con cinquanta coltellate. Nel discorso si è intromesso il macellaio esclamando: «Per uccidere basta una coltellata al collo». Un'ora più tardi, alle 16, quello stesso fendente l'ha riservato alla Bettiolo. E alla mattina ha spedito un messaggino alla sua amata. Pazzo di gelosia, il 17 dicembre 2016, a Camposampiero, aveva affrontato la cuoca minacciandola con un taglierino. Infine quel tatuaggio dietro alla schiena: La libertà è un bene prezioso ma solo per amore mi farei mettere in gabbia. Intanto i parenti della vittima, difesi dall'avvocato Marco Serena, non hanno mai ricevuto almeno una lettera di scuse da parte del macellaio.
Marco Aldighieri
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