Pd e Cia: «Serve una legge anti-chimica» La Regione: così tuteliamo i siti sensibili

Venerdì 21 Febbraio 2020
Pd e Cia: «Serve una legge anti-chimica» La Regione: così tuteliamo i siti sensibili
DOPO LA SENTENZA
VENEZIA Dunque ora è chiaro a tutti che il Protocollo viticolo anti-chimica, adottato dal Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg, non ha valore normativo. «Adesso anche il Tar mette la Regione spalle al muro: serve una legge per obbligare i viticoltori a non impiegare pesticidi nella coltivazione dell'uva per il Prosecco», rilancia il consigliere dem Andrea Zanoni, a cui si aggiunge l'invito della Cia a costituire «un tavolo di lavoro che possa portare al riconoscimento ufficiale» del documento. La sentenza è oggetto in queste ore di approfondimento da parte degli uffici regionali, ma pare di capire che Palazzo Balbi si sia spinto fin dove ha potuto in base alla normativa nazionale ed europea vigente in materia.
IL DIBATTITO
Il pronunciamento dei giudici ha acceso il dibattito anche al di là delle colline Unesco. «Zaia abbandoni gli slogan e porti in aula un provvedimento entro la fine del mandato», insiste Zanoni. Fonti leghiste fanno notare che l'esponente ambientalista non annuncia alcun proprio progetto di legge in tal senso. Ma al di là delle schermaglie politiche, il problema resta secondo la Cia di Treviso, guidata dal presidente Giuseppe Facchin: «Esiste uno scollamento tra i rigidi disciplinari di regolamentazione che i produttori del Prosecco si sono auto-imposti, emanati attraverso il Consorzio di tutela, e la normativa vigente certificata dall'autorità sanitaria». Per il momento pare però difficile che la Regione possa imporre il metodo biologico certificato, così come prescriveva l'ordinanza del Comune di Vittorio Veneto dichiarata illegittima: senza coperture normative di rango superiore, una tale disposizione sarebbe prevedibilmente destinata a ricorsi e bocciature. Rimangono comunque valide le indicazioni emanate dalla Giunta lo scorso luglio, che hanno posto particolare attenzione alla salvaguardia dei siti altamente sensibili.
LA RESPONSABILITÀ
Il decalogo di adesione volontaria del Consorzio, ad ogni modo, resta un modello di responsabilità per i produttori, in una visione che alla Fiera di Godega di Sant'Urbano era stata ribadita dall'assessore regionale leghista Giuseppe Pan: «La prospettiva è chiara, bisogna produrre con più qualità e meno fitofarmaci, anche perché a chiederlo è il consumatore». Osserva al riguardo il coneglianese Floriano Zambon, presidente europeo delle Città del Vino: «L'autoregolamentazione dell'area Conegliano Valdobbiadene è osservata da altri territori, fra cui Campania e Basilicata, come un modello a cui ispirarsi. Certamente però la normativa non è di aiuto: finché certe molecole sono ammesse, un divieto può essere emesso solo con un'ordinanza contingibile e urgente di fronte a uno specifico rischio sanitario». Il coordinatore veneto Benedetto De Pizzol evidenzia tuttavia un aspetto: «Le previsioni fitosanitarie del Protocollo sono state recepite dal regolamento intercomunale di polizia rurale adottato dai municipi dell'area Docg. Queste disposizioni sono più restrittive delle linee guida regionali, perché autorizzano circa 80 dei 300 prodotti ammessi a livello veneto. Quindi la chimica non viene azzerata, ma ridotta sicuramente sì».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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