IL PROCESSO
dal nostro inviato
VICENZA In Popolare Vicenza le baciate c'erano

Sabato 26 Settembre 2020
IL PROCESSO
dal nostro inviato
VICENZA In Popolare Vicenza le baciate c'erano e pesavano per circa mezzo miliardo, ma il fenomeno non era così dilagante e, soprattutto, forse nel 2016 non serviva un aumento di capitale da 1,5 miliardi.
Il professore Paolo Gualtieri, consulente dell'ex presidente di BpVi Gianni Zonin e dell'ex consigliere Giuseppe Zigliotto, imputati al processo sul crac della banca veneta in svolgimento a Vicenza, si presenta davanti al tribunale per smontare le analisi dei tecnici dell'accusa. «Il fenomeno dei finanziamenti correlati in Popolare di Vicenza era molto meno diffuso di quanto emerge dalla relazioni della Bce e dai consulenti dei pm - spiega l'avvocato e professore ordinario di Economia all'università Cattolica di Milano -. Faceva riferimento soprattutto a 50 soci, gran parte di quelli che erano già finanziati per circa 140 milioni all'inizio del 2012. Le baciate nel 2015 potevano essere intorno ai 500 milioni: si tratta sempre di un fenomeno grave, ma non così patologico». Postilla: «La verità è che i finanziamenti agli artigiani e di piccole entità non avrebbero dato tanti problemi, banche cooperative come Popolare Vicenza i guai li hanno avuti finanziando le grandi imprese».
Gualtieri, a capo di un team di esperti che ha lavorato in profondità sui bilanci di BpVi e sulle testimonianze già raccolte nel processo, si è presentato con una relazione di 72 pagine e ha messo in fila tutta una serie di incongruenze: «Non ci si può basare semplicemente sull'esistenza di un finanziamento della banca e sull'acquisto di azioni della stessa per poter sostenere che si è davanti a un'operazione correlata, dipende anche dal tempo intercorrente tra le due operazioni e dall'importo». Non si può insomma allungare a fisarmonica l'ombrello del prestito per comprovare una baciata. Per Gualtieri anche i 90 giorni scelti dalla Bce per le correlate sono troppi: «Non si può pensare che un prestito da 6 milioni alla società immobiliare Mestre Sviluppo che dopo sei mesi compra azioni BpVi per 500mila euro possa finire sotto il capitolo baciate. Perché la società può disporre anche di altri canali di finanziamento o potrebbe in quel lasso di tempo aver venduto un immobile ottenendo altra liquidità», spiega il professore.
Con questi criteri più restrittivi le baciate BpVi passerebbero da 1,036 miliardi a 278 milioni, escludendo le operazioni indirette si arriverebbe a 264 milioni. «Siamo sempre davanti a un fenomeno grave, che non prende in esame le lettere di riacquisto e gli storni, ma non così diffuso come veniva descritto», osserva Gualtieri, che evidenzia come le finanziate fossero un fenomeno datato - «La prima che abbiamo rilevato è del 2005» - e già consistente a inizio del 2012: «Ammontavano a 280 milioni» quando vi fu l'ispezione della Banca d'Italia con promozione di BpVi e le regole per i finanziamenti per comprare azioni erano meno stringenti. Il suo team ha individuato 72 correlate riferite a piccoli investitori. Il professore ha poi ricordato come «i finanziamenti ritenuti correlati dai consulenti tecnici della procura e deliberati dal cda ammontino a 257 milioni, lo 0,3% del totale dei finanziamenti decisi dal 2012 al 2015».
AUMENTO GONFIATO
«Da tutte queste analisi emerge l'idea che la banca si potesse salvare con un aumento di capitale molto più ridotto di quello deciso nel 2016 per 1,5 miliardi», sottolinea Zigliotto. Una situazione che Gualtieri conosce bene. Nel 2016 Gualtieri fu chiamato a fare la perizia sul valore dell'azione (allora valeva ancora 48 euro) per la trasformazione da coop in spa: «Allora, insieme alla società di revisione Pwc, fissai una forchetta tra 5,5 e i 6,75 euro supportata da diverse valutazioni: in primo luogo la garanzia di Unicredit sull'aumento; poi le svalutazioni sulle correlate per 320 milioni fatte sulla base di un filtro prudenziale, cifra che per la stessa banca poteva essere recuperata negli anni seguenti. Come erano prudenziali gli accantonamenti per 352 milioni per fondo rischi e oneri».
Valutazioni che potranno servire se l'inchiesta per bancarotta sfociasse in un nuovo processo. Questo per aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza ieri ha visto pm e avvocati chiedere un rinvio del contro esame per studiarsi bene la consulenza di Gualtieri.
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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