IL CASO
VENEZIA «Ora - spiega l'assessore regionale alla Sanità, Manuela

Domenica 25 Ottobre 2020
IL CASO
VENEZIA «Ora - spiega l'assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin - i minori immigrati irregolari sono curati, la garanzia delle cure c'è come per tutti. Loro vi accedono tramite il Pronto soccorso. Cosa sarà in futuro lo stiamo valutando, aspettiamo la relazione dell'avvocatura regionale per capire».
IL GIUDICE
Perché in mezzo a porre attenzione sulla questione c'è stata la sentenza pronunciata dalla sezione Lavoro del tribunale Civile di Venezia che ha bollato come «discriminatorio» il comportamento della Regione Veneto e dell'Ulss 3 Serenissima nei confronti dei minori immigrati irregolari. I figli degli immigrati irregolari, infatti, nel territorio dell'Ulss 3 non hanno accesso ad un pediatra di libera scelta, ma ricevono le cure necessarie soltanto attraverso il triage del Pronto soccorso.
Il fatto, si legge ancora in sentenza, è che l'Ulss 3 applica «le indicazioni generali dettate dalla Regione Veneto» che spiegano come non ci sia la possibilità per loro di iscriversi al Servizio sanitario nazionale e quindi nominare un pediatra di libera scelta, a differenza di quanto accade per i figli degli immigrati regolari. Per il giudice - che ha accolto il ricorso di Asgi, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione - così facendo Regione Veneto e Ulss 3 violano in buona sostanza la Convenzione di New York del 1989 sui diritti del fanciullo che, per quanto riguarda il trattamento sanitario, equipara i minori irregolari ai regolari.
L'ASSISTENZA
«Nella sentenza - continua ancora l'assessore Lanzarin - si parlava di dare assistenza di pediatria o di un medico di medicina generale agli immigrati irregolari. Che vengano tutti curati, è fuor di dubbio. La Regione sta leggendo la sentenza per capire bene come comportarsi, se fare ricorso, se cambiare il proprio approccio».
Una strada la offre la sentenza stessa che, nel condannare Regione e Ulss 3 «a rimuovere la discriminazione riconoscendo tale servizio», suggerisce la soluzione. Per quanto spetta alla Regione va fatto «nell'ambito delle linee guide in sede di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari» e per quanto è nelle corde dell'Ulss 3, la risposta deve arrivare «in sede di approntamento dei medesimi servizi».
Al momento, infatti, i servizi sanitari sono offerti - tutti - ma solo in ospedale. Il cuore della questione lo tocca la sentenza qualche pagina più avanti spiegando come l'equiparazione disposta da diversi protocolli tra minori irregolari e regolari «è violata da Regione Veneto e Ulss 3 in quanto nei confronti dei cittadini stranieri minori di età irregolarmente soggiornanti è riconosciuta una forma limitata di copertura sanitaria, con esclusione in particolare dall'accesso al servizio pediatrico a libera scelta di cui usufruiscono invece i minori italiani e soggiornanti regolari. È certo - continua il dispositivo - che il possesso della tessera Stp per gli extracomunitari (stranieri temporaneamente presenti) e della tessera Eni per i comunitari (europei non iscritti) non consente l'accesso all'intera gamma, e alle stesse condizioni, delle prestazioni sanitarie previste per la generalità della popolazione minorile».
LE CONTESTAZIONI
Nello specifico queste tessere danno sì «accesso alle cure indifferibili e urgenti, ma non anche la possibilità di scelta di un medico di famiglia, ovvero, trattandosi di minori, di un pediatra di libera scelta, abilitato a prescrivere il normale accesso alle prestazioni specialistiche, agli esami di laboratorio, ai trattamenti di terapia, ai ricoveri programmati».
Il caso nasce a Venezia perché a Marghera esiste l'ambulatorio di Emergency che ha potuto rilevare i rifiuti all'assistenza opposti dall'Ulss 3, nel rispetto dell'indicazione regionale. «Così - precisa l'avvocato Marco Paggi, firmatario del ricorso per conto di Asgi - abbiamo potuto fare causa collettiva. La situazione però è identica in tutta la regione e non si può più fare finta di niente».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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