Veneti contadini, veneti ignoranti (disse l'ex ministro Nunzia De Girolamo), veneti

Mercoledì 4 Febbraio 2015
Veneti contadini, veneti ignoranti (disse l'ex ministro Nunzia De Girolamo), veneti polentoni. E da ultimo, grazie al fotografo Oliviero Toscani, veneti ubriaconi. Etichette, insulti, giudizi pesanti che fanno arrabbiare e riflettere. Non sfuggono agli industriali del Veneto, capaci di conquistare con i loro prodotti i mercati mondiali, nel giorno in cui lanciano l'"operazione Regionali", un percorso innovativo per costruire un manifesto di programmi e proposte da sottoporre alla politica in vista delle elezioni di maggio. «Quelli sui veneti sono stereotipi da film. La radice contadina in realtà è la nostra salvezza, io ne vado orgoglioso. Ma la realtà è che abbiamo un'immagine devastata» sottolinea Roberto Zuccato, presidente di Confindustria veneto nella conferenza stampa di presentazione di "Veneto 2020" con i vicepresidenti Luciano Miotto ed Enrico Carraro. L'affondo è contro «l'indipendentismo, che non ci fa buon gioco a livello nazionale, lasciamolo a chi lo propaganda. L'isolamento fa solo male, ci danneggia. Dobbiamo svegliarci, stare attenti e guardare sempre di più all'Europa. Ci vuole più fiducia, anche da parte nostra». Zuccato boccia oltre all'idea del Veneto indipendente (oggetto di referendum regionale assieme a quello sull'autonomia), anche il Veneto a statuto speciale, «impossibile da raggiungere, per noi, che pure confiniamo con Trentino e Friuli, come per le altre Regioni a statuto ordinario». Per il leader di Confindustria invece «il Veneto deve tornare ad essere centrale inItalia sia sul piano economico - e i segnali di ripresa qui ci sono, siamo in anticipo grazie alla vocazione all'export - sia sul piano politico: per riuscirci, anzichè cercare di staccarsi dal Paese, il Veneto intero deve diventare una realtà metropolitana». Giudizi a cui la Lega Nord replica con durezza. «Sono meravigliato - dice Federico Caner, capogruppo in Consiglio regionale - Gli iscritti a Confindustria la pensano diversamente, mi ripetono di lottare senza risparmio per l'autonomia regionale affinchè il gettito fiscale rimanga sui territori. Quindi o Zuccato ha espresso un'opinione personale o non condivide le idee dei suoi associati». Mentre approva quanto ha fatto la Regione per tamponare la crisi dell'occupazione, Zuccato applaude il Jobs act («porterà un'impennata delle assunzioni a tempo indeterminato») e scorge «nel presidente del Consiglio un'attenzione particolare per il Veneto, è consapevole che qui c'è un fermento nuovo».
Così, in prospettiva Regionali e con l'occhio ai prossimi cinque anni, Confindustria si attrezza lanciando l'iniziativa "Veneto 2020", tre incontri a porte chiuse con imprenditori, opinion leader, categorie economiche sul nuovo manifatturiero, il primo domani a Vicenza (cultura), il 26 febbraio a Treviso (capitale umano innovativo), il 12 marzo all'aeroporto di Venezia (vocazione metropolitana). Tappa finale il 27 marzo a Mestre, aperta alle forze politiche e ai candidati alle elezioni, cui sarà consegnato il manifesto programmatico, «non una lista della spesa, ma un contributo di visione». Aggiunge Enrico Carraro: «Il 2020 non è una data lontana, è l'oggi. Sappiamo che il 90% del budget della Regione è sanità, quindi i margini sono pochi». Luciano Miotto mette in evidenza un altro aspetto: «Il lavoro che andiamo a fare serve anche a noi imprese, per trovare insieme, grandi e piccole, un'idea comune di sviluppo». Conclude Zuccato: «Sì, la disponibilità della Regione è scesa in cinque anni da 1 miliardo a 40-50 milioni. Ma bisogna ragionare in termini diversi. La Regione deve coordinare».

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