I soldi del Mose tra libri, strenne e incarichi

Sabato 5 Luglio 2014
Caro direttore,
“Welcome to Venice. Cento volte imitata, copiata, sognata”, il libro che ideai e curai nel 2007 per il Consorzio Venezia Nuova, era un volume a più firme: oltre alla mia (fui curatore e autore), quelle delle scrittrici americane Judith Stiles e Rita Ciresi, dello scrittore argentino Enrique Butti, della giornalista brasiliana Elza Fraga, dello scrittore Alessandro Carrera e del giornalista Carlo Benucci. Era un libro corredato di tante immagini, molte delle quali acquistate negli Usa. Il mio compenso personale fu di 7.000 euro, e tasse relative, su un costo complessivo di 39.000 euro, che il Gazzettino (“Una laguna di soldi”) attribuisce interamente a me. Il volume fu il diciannovesimo di una serie iniziata nel 1989, con le “Fondamenta degli incurabili” di Iosif Brodskij. Dopo lo scrittore russo-americano figurano autori come André Chastel, Giuseppe Sinopoli, Harold Brodkey, Acheng, Gianni Riotta, Pedrag Matvejevic, Paolo Barbaro, Vittorio Gregotti, Antonio Alberto Semi, Valerio Massimo Manfredi, Lorenzo Finocchi Ghersi, Derek Walcott, Sergio Bettini. Nel 2007, appunto, il mio “Welcome to Venice”. Di questa folta schiera di autori di alto rango, il Gazzettino cita me, oltre a Irene Bignardi, Valerio Massimo Manfredi e Lorenzo Mattotti. Immagino che mi abbia messo in luce non tanto per il lustro della mia firma, ma perché il libro che ideai e curai fu accolto molto bene (al Consorzio, anche in tempi recenti, ne chiedevano copie) ed ebbe numerose e lusinghiere recensioni, in Italia e all'estero, tra le quali ricordo con piacere quella a tutta pagina del Gazzettino. Alla sua presentazione, in un salone di palazzo Cavalli-Franchetti, c'era tantissima gente, tanto che fu utilizzata una sala adiacente collegata con uno schermo. Venne anche il sindaco di allora, Massimo Cacciari. Oggi non più, perché sono tempi di sobrietà, ma fino a poco tempo fa era “normale” che aziende pubbliche e private, grandi e piccole, banche, fondazioni, cooperative dedicassero somme anche considerevoli alle pubbliche relazioni e, in particolare, alle strenne natalizie (regali, agende, calendari, libri e molto altro), e i giornalisti ne erano tra i principali beneficiari (io che ho sempre lavorato in piccoli giornali di sicuro non ero tra questi). Credo che sia improprio e sia fuorviante equiparare e confondere questo tipo di spese – alla luce del sole e del fisco fin dall'inizio, da 25 anni a questa parte – come quelle destinate ai libri-strenna, con soldi elargiti, sia pure a fin di bene, a soggetti ed enti, in modo discrezionale, arbitrario e opaco, che nulla avevano a che fare con la “missione” del Cvn.
Guido Moltedo

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Caro Moltedo, pubblichiamo volentieri la tua lettera e la precisazione che il tuo compenso fu di 7mila euro e ci scusiamo per l'errore. Quanto al resto, ci dispiace ma non abbiamo confuso proprio nulla. Abbiamo dato conto correttamente dei contributi e dei finanziamenti erogati dal Consorzio. O meglio, di quelli che siamo riusciti a ricostruire, considerata la difficoltà ad avere un quadro completo di ciò che nel corso degli anni è stato speso. Sul fatto poi che la "missione" del Consorzio Venezia Nuova prevedesse anche la pubblicazione di strenne natalizie su Venezia, ognuno può pensarla come vuole. Un fatto è certo: noi siamo stati forse beneficiari di qualche volume natalizio del Cvn. Ma mai di incarichi professionali.

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