Emilio Salgari, il giallo del romanzo perduto

Sabato 3 Gennaio 2015
Alla sterminata produzione di Emilio Salgari - letteralmente auto-incatenatosi per anni alla scrivania per far fronte ai debiti e alle esigenze della famiglia - si aggiunge un nuovo capitolo, con un sentore di giallo. A scriverlo è la rivista dei salgariani "ilcorsaronero", che pubblica nel suo nuovo numero tre paginette di appunti dello stesso scrittore veronese che riscrivono la storia del romanzo "La scimitarra di Khien-Lung", una delle prime opere del padre di Sandokan, andata perduta.
Finora infatti si conosceva solo il titolo, ora invece emergono anche i protagonisti e il contenuto: il romanzo era composto da 51 capitoli, e il protagonista dell'avventura era un marinaio italiano, il capitano Robiano, che si muoveva in Estremo Oriente, tra Cina, Thailandia e Birmania, alla ricerca di una leggendaria scimitarra appartenuta ad un imperatore cinese. A pubblicare la ricerca dal titolo «Da "La scimitarra di Khien-Lung" a "La scimitarra di Budda"» è lo studioso vicentino Roberto Fioraso, che rileva le significative differenze fra i due libri, fino ad ora considerati la stessa opera.
«Tutto parte da tre fotocopie che mi furono affidate anni fa, poco prima della sua morte nel 1996, dal grande studioso veneziano e appassionato salgariano Giuseppe Turcato - racconta Fioraso - Si tratta di fogli manoscritti attribuibili chiaramente a Salgari, il primo dei quali porta, in alto, il titolo "La scimitarra di Khien-Lung". Essi contengono quella che può essere definita la trama del romanzo, che iniziava nella città cinese di Canton, con una gran festa in una fattoria americana, con la partecipazione di numerosi ospiti europei e americani, tra cui capitani di marina, trafficanti, armatori e banchieri».
Nel primo foglio pubblicato si legge: «Una serata di lusso nella fattoria Americana a Canton - gran gente - la danza - un gran numero di giocatori che ascoltano il viaggio di Geville alla sfortunata ricerca della spada dell'imperatore Khien-lung - entra il capitano James e l'italiano Robiano sono due inseparabili - ascoltano la storia - i due amici sorridono - il francese si volge a loro - una spiegazione».
La critica salgariana, e in particolare il docente dell'università di Verona Gian Paolo Marchi e lo studioso Felice Pozzo, sostengono che "La scimitarra di Khien-Lung" è «da identificarsi senza ragionevole dubbio con "La scimitarra di Budda"», pubblicato da Treves dapprima in 21 puntate sul "Giornale dei Fanciulli", dal 1° gennaio al 26 novembre 1891, e poi in volume nel 1892; Fioraso arriva però a una conclusione diversa: «Il secondo è un romanzo per ragazzi, mentre "La scimitarra di Khien-Lung" non lo è, ed inoltre sarebbe parecchio più lungo, stando alla traccia; e ci sono anche molte varianti nella scrittura e nello svolgimento delle due opere, anche se è vero che la vicenda è analoga, e anche i caratteri dei protagonisti».
Fioraso ricorda che una menzione dell'opera, e dunque anche la sua probabile datazione, è contenuta nella prefazione di "Angiolina", romanzo di stampo manzoniano del professore di Salgari alla scuola tecnica, l'abate Pietro Caliari, a cui proprio il futuro scrittore aveva collaborato con un lavoro di editing. «Era il 1883 - sostiene Fioraso - ed evidentemente Salgari, che non aveva ancora pubblicato quasi nulla escluso un racconto in quattro puntate, "I selvaggi della Papuasia", sul settimanale milanese "La Valigia" gliene aveva parlato o gliel'aveva mostrato. "La scimitarra di Budda" sarebbe arrivata solo otto anni dopo». Anche se non è escluso che lo scrittore abbia preso spunto proprio da quell'opera giovanile per la trama e i caratteri dei personaggi.
S.F.
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