Nevegal e Campon
Per avere un futuro:
tanto entusiasmo
Come di consueto

Lunedì 3 Febbraio 2020
Nevegal e Campon
Per avere un futuro:
tanto entusiasmo
Come di consueto vado ad acquistare il giornale e al ritorno, immancabilmente lo sguardo va al Campon, il colle sopra Pedavena e alle sue piste da sci, per controllare se sono innevate o meno e purtroppo negli ultimi anni, i tempi di innevamento sono sempre più brevi, sia per la quota, sia soprattutto per la temperatura che, oltre una certa gradazione, non consente di mantenere la neve, né naturale, né sparata con i cannoni.
Più o meno, sono gli stessi problemi che riguardano il Nevegal, dove è diventato sempre più difficile mantenere le piste a poco più di mille metri di quota. Conosco poco questa località e quindi farei meglio a non parlarne, ma forse qualche considerazione potrebbe essere utile. Sono passati circa 10 anni dall'inaugurazione del complesso minerario della Val Imperina nell'Agordino e in quella occasione ascoltai Reinhold Messner che, a proposito di investimenti in montagna, considerava molto a rischio costruire impianti poco sopra i mille metri e questo vale per i 2 Colli vicino a Feltre e Belluno. Tuttavia, il Nevegal ha spazi molto grandi e quindi pensare ad un progetto complessivo per estate e inverno, è assolutamente necessario. Se non si potranno sfruttare meglio le piste da discesa, resta il fatto che tra il piazzale d' arrivo e il Visentin, si potrà pure trovare una quota giusta per piste da fondo d' inverno e da ski roll d' estate. Inoltre credo sarebbe giusto pensare ad un grande ed accogliente palazzetto del ghiaccio, capace di richiamare tanta gente per varie attività. (Ricordo che al palazzetto di Feltre tanti anni fa, ascoltai la nona sinfonia di Beethoven, eseguita dall'orchestra di Stato Romena e fu un successo). Ma certo non è lo scrivente la persona giusta per risolvere problemi così complessi, ai quali si sono dedicate tante personalità con grande preparazione.
Nessuno si offenda, ma forse per quanto riguarda il Nevegal, manca un personaggio che è di difficile reperimento ed è il grande Imprenditore, che con intuito, fantasia e coraggio s'inventi le cose più difficili e che, con il contributo di tutti, riesca ad ottenere risultati straordinari e imprevedibili. In fondo, 50 60 anni fa, il Nevegal cominciò così, con tanto entusiasmo, coraggio e tanta voglia di realizzare cose grandi. Speriamo che sia adesso l' ora di un' altra ondata di impegno e concretezza. Auguri a tutti.
Gidici
Tempi postmoderni
Peste del secolo per raddrizzare i cervelli?
Da osservatore che, grazie al Padreterno, ha superato le oltre 80 primavere, sento di poter affermare con certezza assoluta, di non aver mai assistito in vita mia ad un clima di tanta astenia psico-fisica collettiva, ma anche di una sorta di insofferenza relazionale con chi ci sta davanti, alias il prossimo, come ormai da troppo tempo questo rassemblement di persone e di regole, sta caratterizzando la vita di ogni giorno. A mio avviso, era inevitabile che si giungesse a questo per una serie di motivazioni che hanno deviato un percorso normale, fisiologico che, da quando mondo, era (ora non lo è più) mondo, faceva parte di quei parametri esistenziali che davano un senso a ciò che si faceva. Ora non è più così: non è più possibile programmare la vita da qualsiasi contesto dal quale si voglia iniziare. Insomma, pare che l'uomo sia l'un contro l'altro armato e che (per chi ha i soldi) la strada da seguire per un ragionamento di nessuna importanza, venga demandata subito all'avvocato.
Ho visto di recente baruffe e parolacce da scaricatori di porto al seguito di un funeralecosa che mi ha amareggiato e disturbato l'anima ed il corpo. Ma questa sembra essere la società di oggi.
C'è chi da colpa di tutto ciò al progresso. Io avrei qualche remora su questa affermazione in quanto, se dovessimo davvero incolpare il progresso, dovremo ricordare che, già nel 1700, quando non c'era progresso degno di questo nome, J.J. Rousseau, diceva che l'uomo nasce buono e che sono le convenzioni sociali a rovinarlo, per cui io penso, anzi ne sono sicuro, che il malessere nazionale e mondiale, tragga le sue motivazioni patologiche nella mala-gestione di questo mal-decantato progresso e, tutto ciò sia insito nel contesto della famiglia, delle Istituzioni e di chi, lo ripeto, utilizza queste ultime nel suo personale interesse.
Forse potrebbe apparire strano, se non addirittura da scemi, associare l'ultima patologia cinese, la coronavirus, a tutto ciò che sta succedendo. Ma non è così perché, facendo un'anamnesi profonda sulla concatenazione dei nuovi parametri esistenziali a cui l'uomo si è, contro voglia e giocoforza, intrappolato per poter stare al passo e quindi sopravvivere, anche la coronavirus altro non è, come le tante che ci sono già state e che verranno, il prodotto della manipolazione dell'uomo: insomma anche il cosiddetto progresso ha le sue pretese, spesso insite nell'altra faccia della medaglia.
A questo punto, non vorrei che - cosa orrenda da dirsi - dovesse essere una peste a ricondurre l'uomo alla sua naturale fisiologia. Altro non saprei dire.
Arnaldo De Porti
Belluno
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