IL LIBRO
Il commissario Montalbano, la cui vita in tv è legata a Luca Zingaretti,

Domenica 5 Luglio 2020
IL LIBRO
Il commissario Montalbano, la cui vita in tv è legata a Luca Zingaretti, è un poliziotto. Come Rocco Schiavone, con Marco Giallini. Il maresciallo Rocca, che ha il volto di Gigi Proietti, è un carabiniere, come quel Nino Frassica che, a Gubbio, è il miglior amico di don Matteo. Ora arriva, intanto solamente dentro le pagine di un libro, il tenente colonnello della Guardia di Finanza Giorgio Cavasin. Un veneto che lavora, in mezzo a meridionali, a Belluno. La sua caserma è in via Mezzaterra. Proprio dove ha la sua sede ora. Ma tutte le vicende del thriller Le tue valigie sono dalla vicina (Robin edizioni) sono ambientate tra Belluno, i paesi della Valbelluna e Feltre. A firmare le 290 pagine è Flavio Bisson (nella foto), imprenditore settantenne di Castelfranco Veneto con la passione per la scrittura. È l'autore a raccontare di cosa si tratta, anticipando la presentazione che avverrà in autunno alla Libreria di Alessandro Tarantola. «Per annusare la città l'ho girata in lungo e in largo otto volte», sintetizza Bisson.
Per quale motivo ha ambientato la trama del giallo a Belluno?
«Due le ragioni. Il fascino di Belluno che, per me, è una pulzella ritrosetta che non dà confidenza agli sconosciuti e sta sulle sue. E io sono attirato dalle persone riservate. Secondo: perché qui è stato comandante del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanzia un mio carissimo amico che, senza contravvenire a nessun segreto professionale, mi ha dato gli spunti da cui partire. Pranzavamo in un ristorante nascosto, ma che cucina il pesce benissimo, e, fin che lui raccontava, io prendevo appunti».
Diciamo la verità: il suo protagonista fa parte di una specialità militare che non gode di molte simpatie, anche se è quella che ci protegge dagli evasori...
«Appunto, io ho raccolto la sfida: far diventare simpatico uno che ti dà la multa se non hai fatto lo scontrino. I poliziotti con la fiamma gialla sono militari e come tali si comportano: applicano le leggi che sono fatte da altri e obbediscono».
Come sintetizzerebbe, senza il finale del thriller, la storia di Cavasin?
«È un uomo normale. Non è un eroe, ma nemmeno un debosciato. Avrebbe la presunzione di divertirsi lavorando, fortuna concessa a pochi. Nel suo tran tran, ha un improvviso impulso, come un colpo di vita prima di diventare vecchio: comprarsi la Guzzi V7, la moto di ordinanza della Guardia di Finanza. Ma la moglie per questo lo lascia. Con la Guzzi V7 finisce in un incidente spaventoso, nel primo giorno in cui la mette in strada». Il protagonista si trova anche in mezzo ad un giallo, ad una indagine difficile. Cosa deve capire?
«È cacciato da casa, con un dilemma che lui, poliziotto, non può ignorare: che ci facevano quei quattro operai rumeni morti carbonizzati lungo la strada del castello di Zumelle, visto che dovevano tornare in Romania? Belluno si scoprirà, allora, una pulzella che ha perso la verginità».
Esiste già il sequel del libro? È vero che ci sono i presupposti per diventare sceneggiatura di un film?
«Il colonnello Cavasin è un personaggio che risulta simpatico perché è pieno di limiti, si trova a disagio con le donne, specialmente quelle che hanno un forte carattere come Elvira, la zitella attempata che lo prenderà sotto le sue cure. Inoltre Cavasin ha le sue giornate storte e, a volte, approfitta del grado per spianare la strada alle sue vicende quotidiane. Sicuramente è adatto per diventare uno sceneggiato: più di uno mi ha detto che Cavasin potrebbe essere il Montalbano del Nord Est. C'è un segnale inequivocabile: quelli che frequento abitualmente mi telefonano per dirmi che il libro è piaciuto. È un segno. Perché gli amici ti perdonano tutto, tranne il successo. Lo sostiene uno che se intende».
Daniela De Donà
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