FONDAZIONE VENEZIA
VENEZIA «Tutto quello che vediamo nasconde qualcosa,

Mercoledì 16 Gennaio 2019
FONDAZIONE VENEZIA
VENEZIA «Tutto quello che vediamo nasconde qualcosa, e noi vogliamo sempre vedere cosa è nascosto dietro ciò che vediamo», sosteneva René Magritte. La citazione, scelta dagli organizzatori, si riferisce all'invito all'esplorazione dei contenuti delle ventun opere fotografiche esposte nella mostra La Grammatica delle Immagini, da oggi ospitata al pianterreno della Fondazione di Venezia (Dorsoduro, civico 3488/U). Curata da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, presenta opere di maestri quali Gianni Berengo Gardin, Simona Ghizzoni, Paolo Ventura e Irene Kung, selezionate tra il poderoso patrimonio fotografico dell'istituzione ospitante. «Il 1839 è l'anno di Daguerre e del Dagherrotipo - spiegano gli organizzatori - e La Fondazione di Venezia inaugura l'anno in cui si celebrano i 180 anni dalla nascita della fotografia con un'esposizione gratuita che raccoglie, nella sua sede, alcune opere tratte dalla collezione fotografica iniziata dalla Fondazione stessa nel 2007 con l'acquisizione dell'archivio di Italo Zannier». Una mostra con la quale la Fondazione di Venezia propone rinnovati spazi dedicati non più solamente a conferenze e dibattiti, come conferma il direttore Giovanni Dell'Olivo: «Abbiamo voluto proseguire e dare nuova linfa al progetto di ricerca e valorizzazione di un patrimonio fotografico in continua evoluzione, con una mostra che accoglie significative espressioni della fotografia contemporanea». Come sostenuto dall'assunto magrittiano, l'invito è quello di riflettere sul significato che ciascuno spettatore costruisce attorno all'immagine. I quattro autori comprendono anche un classico, Gianni Berengo Gardin. Originario di Santa Margherita Ligure, cresciuto a Venezia e oggi residente a Milano, Berengo Gardin dalla metà del secolo scorso ha documentato magistralmente l'evoluzione del paesaggio e della società italiana, e non solo. Le oltre trecento personali, ospitate nelle più importanti sedi, lo confermano tra i massimi nomi della fotografia odierna. L'italiana Simona Ghizzoni utilizza invece la fotografia «come specchio per guardare sé stessa e la propria intimità», strizzando l'occhio ai moderni selfie; altro nome nazionale, Paolo Ventura racconta una Winter Story con scatti rappresentativi di uno scenario (completamente allestito in miniatura) post-bellico. Fino al 1 marzo, dal lunedì a venerdì dalle 9 alle 17, l'ingresso è libero.
Riccardo Petito
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