Troppi silenzi, troppa omertà.
Ma l'inchiesta è tutt'altro che semplice. Quel giorno i medici si accorsero immediatamente che le ferite del romeno non erano compatibili con una semplice caduta. Così scattò la segnalazione alla Questura di Latina: gli uomini della Squadra Mobile, guidati dal vice questore Giuseppe Pontecorvo, avviarono subito le indagini contattando innanzitutto i testimoni che avevano allertato il 118. «Subito - spiega Pontecorvo - ci siamo trovati di fronte a una serie di silenzi che hanno reso particolarmente complessa l'attività di indagine, abbiamo ascoltato i testimoni porta a porta, cercando qualcuno che ci raccontasse la vera dinamica dei fatti. L'episodio è avvenuto tra le 14 e le 15 nel pieno centro di Sezze, eppure nessuno voleva dirci quanto accaduto. Possiamo dire, senza esagerare, di aver ascoltato circa 50 persone senza ottenere risposte e chiarimenti».
Ma gli investigatori non si sono fermati, hanno analizzato i gruppi Facebook risalendo ad alcuni cittadini che avevano parlato di aggressione, non di incidente. La svolta è arrivata grazie a un ragazzo minorenne che invece ha deciso di collaborare con la polizia raccontando nei dettagli l'aggressione alla quale aveva assistito e che aveva anche in parte filmato con il telefonino. Grazie a lui la polizia ha identificato i ragazzi accusati di tentato omicidio, avviando le intercettazioni telefoniche che hanno incastrato i responsabili. Il movente non esiste, c'è solo la noia e «la voglia di sfogarsi» come spiegano gli investigatori. Il pm Giorgia Orlando descrive la personalità di Pozone come «prepotente, aggressiva e priva di qualsiasi controllo delle pulsioni violente e di freni inibitori».
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