Terrore e morte per le strade di Chernihiv.
Chernihiv è una città prevalentemente russofona, l'80% della popolazione parla russo come prima lingua. «Putin non si aspettava questa reazione da parte dei russofoni. Credeva di trovare in questo territorio una popolazione più compiacente. Non è così. I russofoni stanno combattendo in prima linea» dichiara Nikita soffermandosi su quanto fosse forte, prima dell'attuale conflitto, la contrapposizione tra russofoni e ucrainofoni. «Non ho mai visto l'Ucraina così unita: esercito regolare, milizie territoriali e popolazione civile sono tutti dalla stessa parte e collaborano per un unico obiettivo: un Paese libero. Sono fiero dei miei amici e di coloro che stanno difendendo con tutte le forze la libertà».
Alcune aree della città sono state completamente devastate, palazzi ridotti a scheletri e cumuli di macerie ovunque. «La strategia di Putin è quella di seminare il terrore tra la popolazione: è la via migliore per avanzare continua Nikita Bombardano i quartieri residenziali, sparano sui civili e sulla folla che manifesta contro la guerra. Ho parlato con il sindaco Vladyslav Atroshenko, mi ha detto che ci sono così tanti morti civili che li hanno dovuti spostare a Leopoli. Nei giorni scorsi molti hanno lasciato la città, soprattutto mamme con i figli piccoli, ma sottolinea - ci sono tantissime donne che hanno deciso di restare e combattere».
Nikita si informa con tutti i mezzi a disposizione: «Fondamentali sono i canali social come Instagram che ci mostrano la brutalità degli attacchi e la drammaticità della situazione. I miei amici laggiù usano soprattutto Telegram, ci sono gruppi in cui raccontano in più lingue cosa sta accadendo. Ci teniamo in contatto anche attraverso Messenger». «Ad oggi spiega i russi non sono entrati e non hanno circondato completamente Chernihiv. Per ora stanno resistendo e riescono anche a contrattaccare. Oggi il problema più grosso è la superiorità aerea russa, per questo servono urgentemente aerei. Bisogna resistere, non importa a che costo. Per il nostro Paese, per la nostra gente».
Nikita studia alla Sapienza di Roma e fa parte di un gruppo Erasmus: «Ogni giorno incontro studenti di diverse nazionalità da cui ricevo parole di supporto. E' importante parlare di quello che sta accadendo, io lo faccio quotidianamente con i miei coetanei e non solo. Questo non è il momento di piangere, ma il momento di agire raccontando al mondo intero l'orrore di questa invasione. Tutti possiamo dare il nostro contributo». Sull'esito della guerra Nikita, ancora una volta, risponde con parole chiare e decise: «Ho, purtroppo, un'unica grande certezza: la guerra lascerà un lungo strascico di odio tra ucraini e russi».
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